Napoli: delibera «dimenticata», il Comune dice addio a palazzi e terreni

Napoli: delibera «dimenticata», il Comune dice addio a palazzi e terreni
Disastro sul patrimonio al Comune di Napoli. Persi 27 beni demaniali, per un valore di oltre 8,5 milioni di euro. Palazzo San Giacomo nel 2013 ne richiese il passaggio di...

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Disastro sul patrimonio al Comune di Napoli. Persi 27 beni demaniali, per un valore di oltre 8,5 milioni di euro. Palazzo San Giacomo nel 2013 ne richiese il passaggio di proprietà dallo Stato, nell’ambito del federalismo demaniale. Sul trasferimento era arrivato anche il via libera dell’Agenzia del Demanio. Ma il Comune in 5 anni non ha mai fatto la delibera per l’acquisizione finale. Gli immobili ora torneranno tutti allo Stato, che potrà fare cassa. La legge di stabilità 2019, infatti, ne ha previsto la dismissione - compresi anche i beni opzionati dagli enti locali con il federalismo demaniale - concedendo un’ultima proroga di 30 giorni per approvare le delibere di acquisizione. Ma il Comune di Napoli, nonostante l’ultimo sollecito del mese scorso, non ha risposto. E i termini sono scaduti il 30 gennaio. 


Nel paniere dei beni persi figurano interi isolati, come il blocco di case popolari di via Andronico al Rione Traiano, oltre 36mila metri quadri, valutato 2,2 milioni di euro, il Rione Baronessa di Barra (185mila euro), il campo profughi di via Roma verso Scampia (24mila metri quadri, per 2,9 milioni di euro), ma anche suoli per oltre 1.500 metri quadri alle spalle del Rione Gemito nel cuore del Vomero, stimati oltre 350mila euro, un terreno edificabile in via del Macello di 4mila metri quadri del valore di 600mila euro e un altro su via Nuova Marina per 540mila euro. L’ex base logistica di Soccavo (37mila metri quadri, per 386mila euro). Oltre 8mila metri quadri di terreni a ridosso degli svincoli della Tangenziale di Fuorigrotta e Capodimonte, valutati mezzo milione. Un terreno in via Cinthia di 11mila metri quadri. Aree in viale Adriano. E, ancora, appartamenti, magazzini e depositi in via Foria, vico Maiorani, corso Lucci, vico San Geronimo. Nella lista figura anche un’area di 2mila metri quadri, a ridosso dello Stadio Collana, classificata come spogliatoio, del valore di 1,2 milioni, per la quale, però, il Comune ha votato la delibera di acquisizione il 20 dicembre scorso.

«Per quanto riguarda il Comune di Napoli - scrive l’Agenzia del Demanio a fine gennaio - sono stati rilasciati pareri favorevoli al trasferimento in proprietà, a titolo non oneroso, di diversi compendi. A tali provvedimenti tuttavia non hanno fatto seguito le prescritte delibere di acquisizione da parte del Comune, e dunque non si è potuto operare il relativo trasferimento in proprietà dell’immobile in questione, mediante l’emanazione dell’apposito decreto direttoriale». Il Comune non ha sanato la situazione, pertanto la procedura si è estinta e gli immobili torneranno definitivamente proprietà dello Stato che, come detto, potrà dismetterli. Entro aprile sarà pubblicato il decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri con il piano di cessione e le modalità. «Devo ritenere - commenta l’ex assessore al Patrimonio Alessandro Fucito - che ci siano valide motivazioni a giustifica di tali rinunce. Resta il rammarico per la mancata valorizzazione del lavoro svolto sui beni demaniali acquisiti nel 2016. A partire dall’intero sottosuolo utilizzabile di Napoli».


La legge sul federalismo demaniale del 2013 prevedeva che i Comuni potessero chiedere la proprietà dei beni demaniali. L’Agenzia, poi, avrebbe potuto dare parere favorevole o meno all’acquisizione. Il Comune di Napoli richiese tutti i beni demaniali presenti sul territorio, tra cui anche le cavità sotterranee, gli ex ricoveri antiaerei, oggi diventati garage o cinema. L’acquisizione dei rioni Andronico e Baronessa doveva fungere da base per una trattativa con l’Iacp per sbloccare dei contenziosi sul piano di sviluppo di Soccavo e su alcuni suoli di Scampia, di proprietà Iacp, dover erano stati edificati immobili comunali. Ma l’accordo tra Comune e Iacp non si è mai fatto e adesso Palazzo San Giacomo ha perso anche la proprietà degli immobili.
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Il Mattino