Quirinale, senza certezze il Cav sosterrà SuperMario

Quirinale, senza certezze il Cav sosterrà SuperMario
Berlusconi ha posto subito il problema con la consueta signorilità, ma con assoluta chiarezza. Mentre venivano servite le melanzane alla parmigiana (prima del branzino al...

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Berlusconi ha posto subito il problema con la consueta signorilità, ma con assoluta chiarezza. Mentre venivano servite le melanzane alla parmigiana (prima del branzino al forno e dei calamari alla griglia che hanno riscosso unanimità di consensi senza i fatali distinguo della politica), il Cav ha detto: io sono pronto a fare il passo che per sette anni mi inchioderebbe a quel cerimoniale che voi sapete quanto io detesti, ma sono pronto a tirarmi indietro se voi non siete convinti della mia candidatura o se non ci fossero evidenti condizioni per un esito fortunato.

La solidarietà dei commensali era doverosa e scontata e il centrodestra è uscito compatto dalla villa che la generosità di Berlusconi dette lungamente in uso a Franco Zeffirelli.

Ma il tema ieri sul tavolo era perfino più importante della pur importantissima candidatura del padrone di casa. Occorreva una perizia statica sulla solidità del centrodestra a prova di turbolenze quirinalizie. Berlusconi si esporrà soltanto se davvero potrà contare su numeri sicuri: ieri Tajani gli ha consegnato 28 nomi, ma il tentativo resta ardito. Un visibile tradimento dell’urna del centrodestra porterebbe alla dissoluzione dell’alleanza, come nel 2013 i 101 franchi tiratori di Prodi portarono alla dissoluzione della segreteria Bersani.

Quindi la sua sopravvivenza è legata alla solidarietà nella buona e nella cattiva sorte. Naturalmente la prima verifica va fatta sulla campagna acquisti che per essere rassicurante non può limitarsi alla caccia del singolo grande elettore. Perciò lo scouting non si limiterà a Forza Italia, ma coinvolgerà tutti i partiti della coalizione. Giovedì prossimo la verifica finale.

Salvini, come tutti, del resto, vuole conoscere in dettaglio chi fuori del centrodestra è pronto a votare per il Cavaliere e il solo un po’ più ruvido nella richiesta, secondo il suo carattere franco, è stato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro presidente di “Coraggio Italia” di cui è vice presidente Giovanni Toti. Brugnaro si era espresso in favore di una candidatura Draghi e ieri ha dovuto glissare per ragioni ovvie. Ma il distinguo più forte di “Coraggio Italia” è stato sulla legge elettorale. Il centrodestra come coalizione ha senso solo con una legge a sfondo maggioritario. E ieri sera tutti i leader si sono impegnati a mantenerla – su richiesta di Giorgia Meloni - , compresi i centristi di Lupi e Cesa che sono proporzionalisti per formazione, tranne Brugnaro e Toti che non compaiono nel comunicato. Eppure solo come gruppo compatto il centrodestra può vincere le elezioni. La spaccatura sarà definitiva? Ci sono manovre centriste con Renzi?

Sta venendo fuori con chiarezza un altro punto. Chi conosce Berlusconi, sa che difficilmente – caduta la sua candidatura – ci sarebbe spazio per un’altra personalità di centrodestra. La mente va allora a due interventi in due giorni di Gianni Letta – che non parla mai – in favore dell’elezione di una personalità che non sia espressione di una sola parte. Poiché è impensabile che Letta si muova contro Berlusconi, è possibile – come noi sosteniamo da tempo – che se fosse costretto alla rinuncia, il Cavaliere sarebbe il primo sponsor di Draghi al Quirinale. 

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Il Mattino