Salerno in festa per la A, il sogno si avvera

Salerno in festa per la A, il sogno si avvera
Dalla domenica di rabbia al lunedì di festa. Dal veleno del Benevento alla gioia della Salernitana, i giallorossi che rischiano di dare già l’addio alla serie...

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Dalla domenica di rabbia al lunedì di festa. Dal veleno del Benevento alla gioia della Salernitana, i giallorossi che rischiano di dare già l’addio alla serie A e i granata che vi rientrano trionfalmente dopo 22 anni. È stato compiuto l’ultimo atto a Pescara con i gol di Anderson, Casasola e Tutino, talento che è cresciuto nel Napoli e ha dovuto costruire la propria carriera altrove perché il club di De Laurentiis ha dato spazio in questi anni a un solo calciatore del vivaio, il capitano Insigne, il più bravo di tutti.

Lotito, che con il cognato Mezzaroma aveva raccolto dieci anni fa la squadra in serie D, ha centrato l’obiettivo che la piazza chiedeva a gran voce, peraltro addirittura dubitando della “volontà” del patron di andare in serie A perché avrebbe dovuto scegliere tra il biancoceleste della Lazio e il granata della Salernitana. Lo farà nelle prossime ore, nessuna deroga sarà concessa dalla Federcalcio. L’auspicio è che sia una scelta saggia sul piano imprenditoriale perché, a 23 anni dall’ultima promozione, il club merita di vivere una duratura stagione sul massimo palcoscenico calcistico e non una fugace apparizione, come accadde nel ‘98-‘99, con il tragico epilogo dei quattro morti sul treno che stava per arrivare nella stazione di Salerno dopo la partita della retrocessione a Piacenza. Non sono stati anni facili per Salerno, il ritorno in serie A sembrava una maledizione. Lotito e il direttore sportivo Fabiani - un saggio uomo di calcio - hanno scelto Castori, uscito in tempo dalla quarantena Covid per recarsi a Pescara e partecipare alla festa. Serviva un uomo forte come quell’allenatore marchigiano che nella sua bacheca ha anche un campionato di Terza categoria vinto con i ragazzi della comunità di San Patrignano. Il resto lo hanno fatto i suoi ragazzi, con quel coraggio che è stato scritto in latino sulle maglie celebrative: “Macte Animo” è il motto del centenario club, apprezzato dal Lotito, amante delle lingue classiche.

Nel prossimo campionato la Salernitana, senza Lotito, potrà sfidare il Napoli in serie A. Non era accaduto nel ‘98-‘99 perché gli azzurri erano precipitati in B. Unico precedente nel ‘47-‘48, due pareggi. Poi le sfide nel torneo cadetto, purtroppo accompagnate da scontri tra le tifoserie. Sarebbe il caso di superare quelle assurde tensioni, sperando che arrivi il via libera per la riapertura degli stadi “Maradona” e “Arechi”. Il Napoli, intanto, è a tre partite dal suo obiettivo, la qualificazione Champions. Udinese (stasera), Fiorentina e Verona, tre squadre che nient’altro hanno da chiedere alla classifica ma non per questo prive di motivazioni. Lo sa bene Gattuso, che tiene la guardia alta da quando la squadra si è rimessa in marcia con ottimi risultati. Bisogna diffidare della Juve, che sembra tagliata fuori dopo l’orribile prestazione contro il Milan, senza voler pensare alle minacce di esclusione da Champions e serie A fatte dai presidenti Ceferin e Gravina. Proprio ora, sul più bello, gli azzurri non devono compiere passi falsi: la Juve è dietro mentre Milan e Atalanta, le squadre che li precedono, dovranno sfidarsi nell’ultima giornata.

Il Napoli appare sempre più forte nella testa e nelle gambe, con quel micidiale Osimhen che segna in ogni partita, come se volesse prendersi in queste ultime e decisive settimane ciò che gli è mancato per molti mesi, quando era bloccato dai problemi fisici. Nella partita d’andata a Udine lui non c’era, fu una delle più brutte della squadra, risolta nel finale dal colpo di testa di Bakayoko, che avrebbe poi perso il posto in favore di Demme, diventato uno degli intoccabili di Gattuso. La contemporanea crescita di una serie di giocatori - a cominciare dagli esterni Di Lorenzo e Politano - ha aiutato il Napoli a risalire. La situazione di classifica non consente di rilassarsi e non tutti affronteranno gli azzurri come ha fatto Italiano, che troppo spazio ha concesso a Osimhen a La Spezia.

Il sogno di vedere per la prima volta tre campane in serie A rischia di sfumare. Il Benevento s’è infuriato per il rigore concesso e poi ritirato nella partita col Cagliari e il presidente Gravina ha etichettato come “fantasie da cartone animato” le accuse di Vigorito sul complotto anti-Sud. È stato sbagliato mandare lo stesso arbitro, Mazzoleni, al Var per le due partite dei sardi in Campania ma soprattutto non si capisce perché stavolta abbia fatto pressione sul collega Doveri e non sette giorni prima con Fabbri in occasione del gol di Osimhen al “Maradona”: la spinta e il rigore erano due episodi dubbi. Ci saranno l’interrogazione della senatrice Lonardo e l’inchiesta della Procura Figc, ma va ricordato che il Benevento, a un certo punto della stagione arrivato a +10 sulla zona retrocessione, ha vinto solo due volte nelle 21 partite giocate nell’anno solare. Davvero complicato salvarsi così, a prescindere da errori e orrori arbitrali.

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Il Mattino