«Non c’è vigilanza, chiudo Ercolano»

«Non c’è vigilanza, chiudo Ercolano»
Ercolano e Pompei non ce li meritiamo. È chiaro ormai. Perché non bastano i crolli e i furti, ci sono pure i sindacati e i dirigenti con i loro accordi che gridano vendetta. ...

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Ercolano e Pompei non ce li meritiamo. È chiaro ormai. Perché non bastano i crolli e i furti, ci sono pure i sindacati e i dirigenti con i loro accordi che gridano vendetta.


L’ultimo, controfirmato con la corda al collo (sostiene lui) dal sovrintendente Massimo Osanna, prevede una drastica riduzione della sorveglianza notturna che dal primo gennaio presidierà i varchi e solo qualcuna delle domus più belle e preziose. Delle 1500 case attualmente ne sono videosorvegliate appena sette. Cifre eloquenti e impressionati. Andrà peggio, peggio assai.



La nuova intesa da un lato prova ad allargare il più possibile una coperta che politiche scellerate hanno accorciato e dall’altro tutela i privilegi di categorie che non si rendono conto del bene supremo loro affidato e si comportano da corporazioni, da piccole caste, senza comprendere che se l’andazzo è questo non ce ne sarà più per nessuno.



La via dell’Abbondanza si trasformerà in via della Miseria: miseria culturale, disastro della bellezza, sfascio economico. Di fatto, con il taglio della sorveglianza non c’è bisogno della zingara per prevedere il saccheggio intenso e libero, più sistematico di quelli che periodicamente ci tocca raccontare.



Il sovrintendente, per quanto incombe sul sito archeologico più importante d’Europa, potrebbe essere, a questo punto, ribattezzato Osanna bin Laden (Pompei e Ercolano saranno le sue Torri Gemelle). Messo alle strette ha rilanciato, giocando una partita di poker a perdere.



«Sono molto preoccupato per Ercolano» ha spiegato. «Per quegli Scavi ho a disposizione sei addetti. Se la situazione non cambia sarò costretto a chiudere i cancelli. No, non è una provocazione: dovrò farlo sul serio».



Avete letto bene: niente Casa di Nettuno e Anfitrite, niente Casa del Salone Nero, niente di niente. Chi glielo spiega poi agli sponsor stranieri che hanno messo mano alla tasca, perché loro al patrimonio napoletano ci tengono più di noi? Le responsabilità, invece, sono enormi, richiedono un sforzo immane e una collaborazione alla quale non si può sottrarre nessuno: né i governanti, né i dirigenti, né i lavoratori.



Purtroppo, passa tutto in cavalleria. Mentre Procure e Corte dei Corti di fronte a protocolli del genere dovrebbero saltare dalla sedie, intervenire, bloccando un disastro peggiore dell’eruzione del Vesuvio. La cenere del vulcano ha preservato e ci ha consegnato dopo diciassette secoli un tesoro che il buio della notte può far evaporare come un sogno, una favola amara. C’erano una volta Pompei ed Ercolano, poi volarono via. Osanna nell’alto dei cieli.
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Il Mattino