Vergogna Coroglio, la collina ridotta a una discarica

Vergogna Coroglio, la collina ridotta a una discarica
È un tuffo al cuore il litorale tra Coroglio, Nisida, Bagnoli e via Cattolica: distrutto e poetico, bello e doloroso. Tra i ruderi dell’ex Italsider e sulla riva...

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È un tuffo al cuore il litorale tra Coroglio, Nisida, Bagnoli e via Cattolica: distrutto e poetico, bello e doloroso. Tra i ruderi dell’ex Italsider e sulla riva «dell’altro Lungomare» di Napoli le discariche abusive sono rimaste le uniche realtà della zona dopo le mille promesse di rinascita. Via Cattolica, con due fiumi di immondizia lunghi decine di metri, è una pattumiera. Via Nisida, affacciata sul mare, pure. Sporcizia e abbandono anche in via e Discesa Coroglio, a tre passi da Città della Scienza, e in via Bagnoli, intorno al muro di cinta oltre il quale si nasconde il capannone rosso che un tempo dava lavoro alle famiglie di Fuorigrotta e dintorni. L’altro Lungomare di Napoli resta di una bellezza commovente tanto quanto è triste il suo abbandono.


COROGLIO
È da Discesa Coroglio che si vede meglio il panorama: mare, cemento, pontili. Un paradiso underground che mozza il fiato. Per vederlo però bisogna sbirciare tra le transenne del belvedere-discarica, con la balaustra in frantumi e in rovina da anni. Oppure bisogna guardare oltre le piante incolte, tra i sacchetti abbandonati e le altre transenne di rocce appena crollate. Il Belvedere poco sotto alla Grotta di Seiano, per fortuna, al momento è messo meglio dell’altro. Su via Coroglio, però, si incontra una folta discarica nuova di zecca appena fuori al cancello arrugginito dell’Ilva. «Ma che parliamo a fare - esordisce Vincenzo Grillo di Grillo Food and Drink - Ogni speranza è distrutta per i giovani della zona. Siamo preoccupatissimi anche dal punto di vista ambientale. Il problema è anche che qui non ci sono controlli, ce ne vorrebbero di più, perché questo permette ai cittadini di buttare in strada qualsiasi cosa, dai rifiuti normali a quelli particolari. Siamo da 6 anni senza operatore ecologico su via Coroglio». All’assenza di spazzini, va sommata l’inciviltà. Vicino ai cassonetti all’esterno di Città della Scienza, ognuno ha buttato qualcosa: un ombrello, uno scatolone di cioccolatini, un comodino, del polistirolo, una sedia. Ed ecco: così nasce una discarica.

VIA CATTOLICA
Ore 11, 20 marzo 2019. I capanni colorati e cadenti del parco dello sport, costruito e mai aperto, fanno da sfondo a due maxi discariche - fino all’altro ieri erano tre. La prima, sotto il ponte, è un fiume in piena di materiali di risulta, copertoni, sacchetti, cartoni. Il regno sovrano delle macerie e dell’inciviltà. La seconda, proprio di fronte all’ingresso del parco in rovina, vanta relitti di auto e moto rubate, secchi di vernice, una tazza di water. Sul muretto che la inaugura c’è scritto «Volontà». Beffardo. «Sono anni, secoli, che via Cattolica è sporca - spiega Luigi Salzano, che lavora in un bar a pochi metri da Città della Scienza - Quando vengono a ritirare la spazzatura, dopo poco tempo le discariche si riformano. C’è poco da fare». Anche se si tratta di discariche abusive, e quindi fuori dai percorsi ordinari dell’Asìa, servirà la «volontà» di pulire e controllare che resti pulito. Già, perché gli incivili non dormono mai e con il caldo i rifiuti cominceranno a puzzare. Tutta via Cattolica è desolazione, immondizia nascosta da cancelli chiusi, o in bella mostra sul ciglio del marciapiede. Un sogno di rinascita che si è rassegnato all’inferno.

VIA NISIDA

Non c’è scampo all’immondizia sull’altro Lungomare di Napoli. Se all’incrocio ai piedi della discesa della Grotta di Seiano, anziché percorrere via Coroglio o girare a sinistra verso via Cattolica, si prova a imboccare via Nisida, l’antifona purtroppo non cambia. L’affaccio sul mare continua a spezzare il fiato, le discariche pure. Se ne contano quattro. Le prime due sono montagnole scomposte e file indiane di sacchetti non ancora ritirati, appoggiati ai muri o lungo il marciapiede. La terza è un incrocio di legname e rifiuti. La quarta, dulcis in fundo, è lo scempio maggiore. Un trionfo di fogliame, sacchi, secchi, sedie, taniche piene e taniche vuote. Al centro c’è un motoscafo abbandonato, pieno di «monnezza», su cui svetta una bacinella azzurrina. Il mare, il cielo e il profilo di Nisida sono a pochi metri: la bellezza è vicinissima ma da qui non si vede. La discarica è a cielo chiuso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino