La crisi di nervi dei giallorossi

La crisi di nervi dei giallorossi
Un sondaggio di “Porta a porta” dice che oltre la metà degli italiani ritiene che la legge di bilancio aumenti le tasse, mentre soltanto un quinto è...

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Un sondaggio di “Porta a porta” dice che oltre la metà degli italiani ritiene che la legge di bilancio aumenti le tasse, mentre soltanto un quinto è convinto del contrario. Questo accade per l’eccessiva mobilità dei provvedimenti (se annunci una tassa e poi la riduci, alla gente resta in mente la tassa e non la riduzione) e per la crisi di rigetto del pubblico dinanzi alla eccessiva litigiosità nella maggioranza. 



Con l’eccezione di Leu (ancora incredulo della sua posizione di governo), gli altri partiti sono in preda a una crisi di nervi. Nel Movimento 5 Stelle è evidente il timore che una emorragia di senatori in favore della Lega possa portare alla caduta di Di Maio e a una resa dei conti dalle drammatiche conseguenze. Il capo politico tenta di arginare i malumori interni con una scelta dei ‘facilitatori’ bene attenta agli equilibri di corrente. Ma gli esclusi hanno il coltello tra i denti.
Matteo Renzi ha visto scivolare verso il 3 per cento i suoi consensi potenziali grazie al clamore dell’inchiesta sulla fondazione Open. Staccare la spina non è facile, ma sostenere a lungo il governo e attaccarlo ogni giorno rischia di portarlo a ridosso dei consensi di Carlo Calenda. 
Finora il Partito democratico è stato l’unica ancora solida che ha tenuto in piedi il governo. Ma il senso di responsabilità può rivelarsi una malattia mortale se al servizio di una causa perdente. Perciò l’ammonimento fatto ieri da Zingaretti a Conte nella direzione del partito (“Guidi la cordata. Ma gli alleati siano leali o finisce la pazienza”) sconta la frustrazione dei suoi dirigenti politici che troppo spesso si sono trovati scoperti su un provvedimento pochi minuti dopo la sua approvazione in Consiglio dei ministri. Il suo rifiuto a concordare con i grillini un contratto di governo (“Sa di film in bianco e nero”) è frutto dei timore si infilarsi in un tunnel pieno di incognite.

Tutto sembra giocare in favore del centrodestra, se saprà mondarsi da indecisioni e divisioni. Una competizione personale tra Salvini e Meloni sarebbe devastante. Il pubblico aspetta da loro proposte credibili, al di là delle proteste tipiche del ruolo. Berlusconi deve tenere uniti i suoi a Roma e soprattutto in Calabria dove una faida azzurra potrebbe consegnare al centrosinistra una partita che era vinta tavolino. Se poi lo smottamento dovesse portare a ‘responsabili’ pronti a passare in maggioranza al solo scopo di evitare il voto, non siamo certi che la loro carriera politica se ne gioverebbe. 
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Il Mattino