Cervo che entrava in casa ucciso a fucilate. «Era la mia compagnia da anni, vergognatevi»

Era la mascotte di Pecol, gironzolava in paese tranquillamente a caccia di carezze e, d’inverno, anche di un po’ cibo

Ucciso a fucilate il cervo che entrava in casa. «Era la mia compagnia da anni, vergognatevi»
SAN TOMASO AGORDINO - Bambotto viveva in paese. Era la mascotte di Pecol, ma qualcuno ha messo fine alla sua vita. Una fucilata e via, bucando anche il...

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SAN TOMASO AGORDINO - Bambotto viveva in paese. Era la mascotte di Pecol, ma qualcuno ha messo fine alla sua vita. Una fucilata e via, bucando anche il cuore dei tanti amici che aveva in paese dove gironzolava tranquillamente a caccia di carezze e, d’inverno, anche di un po’ cibo. Quella di Bambotto non è una storia nuova, prima di lui altri cervi “domestici” hanno fatto la stessa triste fine, sollevando come sempre l’indignazione di chi ama e rispetta gli animali. Di Bambotto si è era occupata anche la trasmissione Rai “Linea Bianca” con Massimiliano Ossini.

«È stato ucciso da una persona che conosceva - si legge nel post del sito animalista Claretta la cerva del Comelico -, della quale evidentemente si fidava. Ma noi sappiamo chi sei - dicono rivolgendosi al giovane ritenuto responsabile del gesto -, un ragazzino locale che pensa di essere un grande uomo per aver sparato. Ci è arrivata la tua foto, ora fatti avanti, per un semplice confronto». E poi via con una raffica di post di indignazione, tra qui quello della donna con la quale Bambotto aveva stretto una particolare amicizia.

«Era nato 7 anni fa a Pecol - scrive la donna - e da subito la sua mamma Minerva (detta anche Lustra, ndr) lo aveva portato sullo zerbino di Giorgio, affidandolo a noi abitanti e fidandosi come aveva fatto lei per tutta la sua vita. Da allora è diventato il nostro amatissimo cervo. Era diventato bellissimo e maestoso e credo che siano davvero pochi quelli che non lo conoscevano. Lo potevi incrociare per strada mentre raggiungeva tutte le frazioni limitrofe e si fermava a mangiare ovunque da chi lo amava come noi. Spesso mi entrava in casa - ricorda la donna - e poi era un impresa farlo uscire, perché i suoi palchi erano immensi. Ho trascorso anni stupendi e mi teneva tanta compagnia, perché se decideva di restare si addormentava sulle scale o davanti alla porta di ingresso, mi seguiva ovunque docilmente».

Ma ora Bambotto non c’è più, «è morto - scrive ancora la donna -. Ammazzato da uno che crede di aver compiuto un’impresa e invece si è solo marchiato a vita come un poveraccio che ha sparato a un animale che ti mangiava dalle mani e si faceva coccolare fino ad addormentarsi tranquillo. Cosa può esserci nel cuore di un caso umano che uccide per puro divertimento?»
E qui torna l’infinita diatriba tra chi ama gli animali e chi invece preferisce sparargli, definendoli semplicemente bestie.

«La caccia - conclude la donna - è una barbarie senza alcun senso. Con tutto il dolore possibile voglio dire a questo essere che lo disprezzo dal profondo dell’anima e siccome confido in una sorta di equilibrio tra il bene e il male, aspetto di vedere come sarai ricompensato. Vergognati».


Nel frattempo anche la mamma, la Lustra che aveva 16 anni, è improvvisamente sparita, già dall’anno scorso. Ora è toccato al suo Bambotto, sollevando la rabbia di molti e forse solo ilarità da parte di altri, quelli che definiscono gli animali semplicemente delle “bestie”.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino