Cani killer? Guarda la Doga Olivia e la piccola Elisabetta

La piccola Eli dorme accanto alla sua amica Olivia
Sara, mamma e amante degli animali, scrive: «Oggi ho deciso di pubblicare su Fb questa foto di mia figlia Elisabetta che dorme accanto a Olivia, il nostro...

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Sara, mamma e amante degli animali, scrive: «Oggi ho deciso di pubblicare su Fb questa foto di mia figlia Elisabetta che dorme accanto a Olivia, il nostro Dogo argentino. Non ho molto da dire... se non che un bambino ha perso la vita a causa di due splendidi e dolcissimi cani che l'uomo con la sua ignoranza e crudeltà  è riuscito ancora una volta a trasformare in assassini. R.i.p. piccolo angelo umano».


La storia del piccolo Giorgio, morto a soli 18 mesi in un paesino della Sicilia, sbranato da uno dei  Doghi argentini di proprietà dei genitori, è una pagina di immenso dolore. Ma al di là delle responsabilità della madre che avrebbe lasciato il bimbo da solo in giardino e sulle quali stanno lavorando gli inquirenti, non ci stancheremo mai di ribadire che i cani non sono oggetti. Ma esseri senzienti. Animali sociali che amano la vita di gruppo. E come tali desiderosi di diventare membri a tutti gli effetti di un branco. Un branco misto come è la famiglia. Fatto di umani e quattrozampe. Nel quale però tutti i membri - soprattutto quelli pelosi -  devono essere equilibrati e sereni.
In una parola: socializzati. Indipendentemente dalla taglia o dalla razza. Un traguardo importante che si taglia con intelligenza e pazienza. Ne sono l'esempio Sara, Olivia e la piccola Eli.  Facendosi anche aiutare da esperti comportamentalisti quando non si hanno le conoscenze o le esperienze necessarie per farlo da soli.
Il punto è però che troppo spesso i cani - soprattutto certi cani - vengono esibiti come si fa con i tatuaggi. Sono guardie del corpo. Messaggi di potenza. Antifurti surrogati. Da loro ci aspetta che facciano i cani e basta. 
 Già. Ma sempre più spesso non si mette nel conto che spesso un cane non socializzato finisce per non riconoscere un membro del suo stesso clan. E non certo perché all'improvviso impazzisce. Ma solo perché nessuno degli umani ha mai pensato di presentarglielo seguendo regole ben precise.

 E allora la tragedia è garantita.   Leggi l'articolo completo su
Il Mattino