Psichedelica e cattiva, arriva sulle coste italiane la Caravella portoghese

Psichedelica e cattiva, arriva sulle coste italiane la Caravella portoghese
Non è un’imbarcazione e non è una medusa: la caravella portoghese è invece tecnicamente un sifonoforo – ossia un organismo composto da più...

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Non è un’imbarcazione e non è una medusa: la caravella portoghese è invece tecnicamente un sifonoforo – ossia un organismo composto da più corpi, più elementi che vivono dipendenti l’uno dall’altro. Ma la ragione per cui ultimamente se ne parla più di frequente è che la caravella – tipica dei mari tropicali, degli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano –, causa innalzamento delle temperature, comincia a essere avvistata anche nelle nostre acque, e la cosa non è per nulla un bene.

Più precisamente, pare si sia spinta oramai sino al largo della Sardegna, della Sicilia e della Calabria; e non è una gran bella cosa perché le reazioni al contatto con lei sono violente e potenzialmente letali. 

Innanzitutto, come riconoscerla: sulla superficie dell’acqua resta una sacca galleggiante di una quindicina di centimetri, di colore azzurro-violaceo, ma talvolta tendente anche al fucsia; sott’acqua ha invece tentacoli che possono essere lunghi fino a trenta metri, e che contengono almeno una decina di sostanze velenose differenti.
Venirci a contatto non è per nulla piacevole, poiché produce la cosiddetta “sindrome fisalica”, causa dolore lancinante, e può provocare perdita di coscienza o – nei casi più gravi – l’arresto cardiaco. Inoltre, sulla parte colpita si formano eritema e bolle, ma pure sul resto del corpo possono verificarsi reazioni cutanee. Le cicatrici possono resistere mesi, nausea e vomito (anche questi tra le conseguenze) dovrebbero durare invece "solo" un paio di giorni. 

Cosa fare, dunque, se si è così sfortunati da entrarci in contatto? Non è una medusa, si diceva, e infatti è bene evitare tutti i rimedi (peraltro, anche quelli spesso discutibili) che si adoperano per i sintomi dovuti all'incontro con le meduse.

Bisogna invece rimuovere gli eventuali residui dei tentacoli dalla pelle, lavare prima con acqua salata (evitare accuratamente quella dolce) e successivamente con acqua molto calda (45 gradi circa, per una ventina di minuti) che allevierà il dolore; ma se la zona interessata è quella degli occhi, bisogna sciacquarli abbondantemente con acqua dolce a temperatura ambiente per almeno un quarto d'ora. Si possono usare il bicarbonato, o meglio ancora un gel astringente al cloruro di alluminio; no a alcol, ammoniaca o impacchi di aceto. E soprattutto, in ogni caso, meglio sempre rivolgersi alla guardia medica.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino