Strano ritrovamento nel mare di Ercolano il mare restituisce uno squalo morto

Strano ritrovamento nel mare di Ercolano il mare restituisce uno squalo morto
Il bel tempo non vuol lasciarci e così una gita in barca in ottobre rivela una scoperta piuttosto curiosa nelle acque del golfo tra Napoli e Castellammare. Il mare davanti...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il bel tempo non vuol lasciarci e così una gita in barca in ottobre rivela una scoperta piuttosto curiosa nelle acque del golfo tra Napoli e Castellammare. Il mare davanti al Vesuvio ha restituito la carcassa di una specie di squalo non comune per i nostri mari. Il più comune è lo squalo volpe, che appartiene alla famiglia degli Alopodi conosciuti dai vecchi pescatori col nome di Verdesche. Ma quello ritrovato da una famiglia di diportisti al largo della costa di Ercolano sarebbe uno squalo ‘capopiatto’.

 
La famiglia era partita dal porto di Castellammare in mattinata dove invece aveva incontrato un banco di delfini che ha allietato la loro giornata con una breve danza. Poco prima del tramonto invece, rientrando verso il porto turistico stabiese, i diportisti si sono accorti del grosso pesce che galleggiava. Incuriositi hanno rallentato la navigazione per ammirare l’esemplare di squalo e scongiurare eventuali pericoli ed incidenti. Ma soltanto in un secondo momento si sono accorti che l’animale era già morto. Lo squalo, infatti non era in ottime condizioni. Le branchie erano sfilacciate e la pinna posteriore era completamente tranciata. L’ipotesi è che l’animale che solitamente si può ammirare a 500 metri di profondità si sia incastrato in una coffa, ovvero una rete trappola che viene utilizzata dai pescatori per catturare i pesce spada.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino