Indict è il nome del progetto europeo, al quale ha collaborato anche l'Ispra, che vede utilizzate le tartarughe marine caretta caretta, quali indicatori della salute...
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Il caso delle tartarughe è emblematico. Una medusa, infatti, può somigliare maledettamente ad un brandello di plastica fluttuante. Del resto, i dati della Ricerca, diffusi oggi, parlano da soli. Su 611 tartarughe rinvenute lungo le coste (187 ancora vive e 424 morte) il 53% aveva ingerito plastica. Una percentuale abnorme che sale ulteriormente nei casi di quelle morte, dove il 63% aveva presentato tracce di materiale plastico nell'apparato digerente.
La presenza sempre più ingombrante, di plastica nei mari e negli oceani, apre nuovi drammatici scenari tanto che, ormai e anche nel caso del Mediterraneo, si parla di una vera e propria "zuppa di plastica" pressoché invisibile e costituita da frammenti piccolissimi di materiale vario che l'uomo, in un modo o nell'altro, ha scaricato in mare. Un pericolo subdolo e mortale che sta interessando l'intera catena alimentare marina. Dal minuscolo plancton fino alle gigantesche balene.
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Il Mattino