Tradurre il linguaggio dei cani? Per un professore americano è possibile.

Tradurre il linguaggio dei cani? Per un professore americano è possibile.
“Gli manca solo la parola” è una delle affermazioni più frequenti di chi vive con un cane. È il modo in cui se ne sottolinea la capacità...

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“Gli manca solo la parola” è una delle affermazioni più frequenti di chi vive con un cane. È il modo in cui se ne sottolinea la capacità comunicativa, quella espressiva, la sensibilità. E in effetti, il rapporto quotidiano e affettuoso tra un animale domestico e la propria famiglia, fa sì che questa capisca (quasi sempre) se quello desidera uscire o mangiare, essere accarezzato o grattato sulla schiena, se ha qualcosa che non va.

Questa comunicazione potrebbe però persino evolversi (a seconda dei punti di vista) e portare a una decodifica della gestualità, delle espressioni e addirittura delle vocalizzazioni dei cani, e di altri animali più e meno domestici. Dare loro, dunque, in un certo senso quella parola che gli mancherebbe. 

Lo studio – che si basa sulla intelligenza artificiale – è di Constantine Slobodchikoff, professore dell’Università della California e esperto proprio in linguaggio animale. L’ovvia premessa è che umani e animali non comunicheranno mai secondo le medesime modalità, e la percezione delle cose che avremo noi e loro sarà sempre comunque differente. Inoltre, per i più curiosi, c’è da sapere che ci vorranno comunque diversi anni per mettere a punto questo “traduttore”.

Ma vediamo di cosa si tratta: dopo aver studiato per più di trent’anni il comportamento dei cani selvaggi, Slobodchikoff ha ritenuto che questi avessero una capacità di comunicare tanto articolata da poter essere addirittura paragonata a una vera lingua, fatta di richiami e vocalizzazioni differenti. Il primo passo è stato quello di creare un algoritmo che desse dei corrispettivi in inglese a quei suoni; e adesso l’obiettivo è quello di realizzare un apparecchio capace di leggere espressioni, movimenti e suoni degli animali domestici.


Tra gli scopi dello studio, c’è pure quello di una sua applicazione professionale, ad esempio quella di consentire a allevatori e agricoltori di comprendere per tempo disturbi e malattie dei propri esemplari. E, in effetti, sembrerebbe (ammesso sarà mai sufficientemente affidabile) il più comprensibile degli scopi – perché, tutto sommato, la maniera di comunicare che oggigiorno abbiamo con i nostri cani e gatti è efficace e emozionante così com’è.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino