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Diverse in tutto ma uguali in una cosa: sono le due donne di Berlusconi nella sua nuova fase esistenziale e politica. Marina e Marta, la primogenita e la quasi moglie. La figlia e la Fascina sono l’alfa e l’omega del forzismo al tempo della malattia del patriarca e l’ago dell’equilibrio e della stabilità del partito che resta anche un partito azienda.
Marina e Marta, diverse ma simili
Marina è ricca e Marta lo è diventata grazie al Cavaliere. L’una è del Nord e l’altra è del Sud. Donne pratiche, ma ognuna a modo suo, entrambe. Marta concentrata anzitutto su Silvio, mentre Marina guida anche un’azienda, la Mondadori, più Mediaset insieme al fratello Pier Silvio, oltre a occuparsi indirettamente del partito o meglio del suo sostentamento economico e infatti il padre ha detto a tutti i figli che guai a mollare finanziariamente Forza Italia finché lui è in vita e anche dopo. Dopo Mamma Rosa, e infinitamente più di Francesca Pascale, la sua ex, Silvio ha le due M - Marina e Marta - come incarnazioni femminili del berlusconismo personale oltre che politico. «Fa’ no el Burt Lancaster», non fare il gradasso. Pare che Mamma Rosa smorzasse con frasi come questa la tendenza all’iperbole un po’ machista che il Cavaliere ha sempre avuto parlando di sé. Scomparsa l’amata genitrice, Silvio sia pure più che adulto si era un po’ perso. Poi Marina ha lavorato per la nuova stabilità del padre, e l’apparizione di Marta - che la famiglia di Arcore apprezza perché discreta e fattiva - è stata parte di questa strategia.
L'eredità raccolta da Marina
Tra il 2010 e il 2011, la primogenita oltre che la prediletta diventa anche la più ascoltata da Silvio, raccogliendo l’eredità della nonna e diventando il punto di equilibrio di suo padre.
Il nuovo cerchio magico
Quanto a Marina e Marta, assai diverse tra loro, in comune hanno un duplice tratto: discrezione e devozione. Marina è soprannominata “la Sfinge” («Nessuno può dire con certezza quale sia il suo pensiero. Non ha confidenti, tende alla riservatezza se non alla diffidenza. La sola certezza è l’abnegazione nei confronti del padre», dice chi la conosce). Marta è “la Muta” (rarissimo sentirla parlare in pubblico) o “la zia”, per quel look studiato proprio per apparire affidabile e devota: castigatissima, veste solo del blu caro ai doppiopetto di Silvio o dell’azzurro firma di Forza Italia. Grazie all’asse con Marina, Fascina – con la sponda di Antonio Tajani – è diventata il terminale anche delle questioni di partito. Una svolta. Anche per Marina e per il futuro di Forza Italia. È dal 2013 che la primogenita smentisce le voci che la vorrebbero pronta a raccogliere il testimone del padre nel partito. Che fossero smentite sincere lo si è capito nel corso dell’ultimo anno. Marina ha visto da vicino quali attenzioni si attirino facendo politica in prima persona. E ha imparato. Ha capito che per il bene delle aziende di famiglia è più utile stabilire un rapporto stabile con la politica, che farla.
Marina e il rapporto con Giorgia Meloni
Come suo padre con Bettino Craxi, prima della discesa in campo, Marina ha saputo costruire un rapporto stretto con Giorgia Meloni. Le due sembrerebbero essersi reciprocamente scelte, per curiosità e interesse. Con questo appoggio solido, Marina può permettersi di appaltare a Marta la quotidianità del partito. Attività che Fascìna esercita da tempo e che in fase di compilazione delle liste per le ultime elezioni le ha attirato non poche antipatie. Lei non sembra curarsene, si sente salda nel ruolo. Lo dimostra anche la presenza ormai fissa del padre Orazio affianco a Berlusconi e il fatto che il Cavaliere consideri il genitore della propria fidanzata un consigliere politico capace e affidabile. E nonostante Silvio sia assai più anziano di Orazio, lo chiama «papà» o, alternativamente, «papi». E ancora: un nuovo cerchio magico targato Marta si è formato intorno al Cavaliere ed è formato dai tre scudieri dell’Ave Fascina: Sorte-Benigni-Ferrante. Marina acconsente e per ora la stabilità è all’insegna della doppia M.
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