«Conoscere... per non dimenticare». E' il titolo di un murales realizzato dagli studenti del Liceo Publio Virgilio Marone di Meta di Sorrento, diretto da...
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Sono davvero tanti i contenuti alla base del progetto. Ferite che si trasformano in un'opera d'arte. Storie di ieri che diventano patrimonio di oggi. L'importanza di conoscere. Per non dimenticare. E per trasformare la memoria in impegno collettivo. L'iniziativa è stata presentata nella sede della Fondazione Polis, dove, pochi giorni fa, la delegazione di alunni/artisti del Publio Virgilio Marone, guidata dalle docenti Carmela Sicignano e Fernanda Viggiano, ha incontrato Mario Esposito Ferraioli, fratello di Antonio, e Bruno Vallefuoco, papà di Alberto e referente di Libera Memoria.
La presentazione del murales ha rappresentato l'occasione per confermare l'indispensabile connubio tra istituzioni, scuola e associazionismo nell'azione di prevenzione dei fenomeni criminali. Mentre Napoli e la sua area metropolitana continuano ad essere oltraggiate dalle scorribande delle babygang, dalle “stese” di camorra e dal disprezzo delle più elementari regole del vivere civile, gli studenti del Liceo Publio Virgilio Marone dimostrano che un'alternativa concreta è ancora possibile. Che passi avanti, rispetto agli anni in cui si consumavano i delitti precedentemente richiamati, sono stati realmente compiuti. Che la legalità non è un miraggio. Che esiste, ed è forte, una parte sana della cittadinanza pronta a reagire alle ferite causate dalla violenza. E che proprio le nuove generazioni stanno cercando di alimentare la speranza di un futuro diverso.
Significative sono state le testimonianze dei familiari delle due vittime, i quali hanno sottolineato il prezioso ruolo svolto dal mondo della scuola nella diffusione del valore della cittadinanza responsabile, particolarmente sentito dai docenti e agli studenti del Liceo Marone. Tutti uniti nel voler rappresentare, attraverso l'arte, il senso più autentico del sacrificio degli innocenti caduti per mano criminale: l'aver generato, attraverso i loro cari, una comunità che non si arrende. E chiede leggi più eque per tutelare la dignità di tutte le vittime. Porta la sua testimonianza nelle scuole come negli istituti penitenziari minorili. Sfila nelle piazze d'Italia il 21 marzo di ogni anno, per affermare, in un composto dolore, che Peppino, Antonio, Giancarlo, Alberto e tutti gli altri martiri della violenza non sono stati uccisi invano. Una comunità che sopravvive ogni giorno all'ingiustizia subita. Lottando per il riscatto di questa terra. Raccontando le storie dei propri cari. Per farle conoscere. E non dimenticare.
* Responsabile Comunicazione Fondazione Polis Leggi l'articolo completo su
Il Mattino