«Una fondazione per Giuseppe Veropalumbo, il mio presidio di legalità a Torre Annunziata»

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Sono passati dieci anni. Dieci, lunghissimi, interminabili anni da quel drammatico 31 dicembre 2007, quando la mia vita, e quella della mia piccolissima Ludovica, sono cambiate...

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Sono passati dieci anni. Dieci, lunghissimi, interminabili anni da quel drammatico 31 dicembre 2007, quando la mia vita, e quella della mia piccolissima Ludovica, sono cambiate per sempre.


A Torre Annunziata, un proiettile vagante, esploso dalla zona del famigerato Quadrilatero delle Carceri, colpì mortalmente Peppe, mio marito. Mancavano pochi minuti alla mezzanotte e all’arrivo del nuovo anno.

Quel 2008 per Peppe non sarebbe arrivato. E in fondo, sotto certi aspetti, il tempo si è fermato anche per me e Ludovica.

Ma ho deciso di non arrendermi al dolore, talvolta insopportabile, asfissiante, da togliere il respiro. Non potevo farlo. Lo dovevo a Ludovica, il dono più prezioso che avevamo avuto dalla vita io e Peppe. Lo dovevo a mio marito. Lo dovevo a me stessa.

Da allora, insieme al Coordinamento dei familiari delle vittime innocenti della criminalità e al fondamentale sostegno della Fondazione Polis, ho intrapreso una lunga battaglia, finalizzata ad ottenere il riconoscimento dello status di familiare di vittima innocente della criminalità. Per me e per Ludovica. Ma prima ancora per senso della giustizia, quella che non abbiamo ancora ottenuto e per la quale continueremo a lottare.

Intanto, ho voluto fondare l’associazione Giuseppe Veropalumbo. Un presidio di legalità, che da sabato 16 dicembre ha sede in un bene confiscato alla camorra. A Torre Annunziata, in via Vittorio Veneto 390, in un appartamento confiscato al clan Gionta, per svolgere attività a difesa dei giovani a rischio, per promuovere i valori della memoria e dell’impegno sociale. Quel bene, un tempo simbolo di morte, ora rinasce a nuova vita. Porta il nome di Peppe, ma soprattutto i suoi ideali, i suoi sogni spezzati, il sorriso dolce di Ludovica, la nostra voglia di vivere nonostante tutto, affinché quel dramma subito dieci anni fa non venga rivissuto da altri innocenti. Chiedo a chi legge di aiutarmi e sostenermi, per partire con progetti legati al recupero dei ragazzi, soprattutto quelli a rischio, per fare incontri con le scuole e promuovere borse di studio. È partito anche un tesseramento per diventare soci dell'associazione. Cerchiamo anche sponsor. 

Una sala dell’appartamento è intitolata a Gaetano Montanino, la guardia giurata uccisa a Napoli, a Piazza Mercato, il 4 agosto 2009. Con me, all’inaugurazione, c’era Lucia, la moglie di Gaetano. Insieme, abbiamo ancora una volta voluto affermare che l’amore vince l’odio. Lo stesso amore che la violenza criminale, nonostante tutto, non è riuscita a sottrarci. Peppe e Gaetano continuano a vivere.


* Vedova di Giuseppe Veropalumbo, ucciso da un proiettile vagante il 31 dicembre 2007 Leggi l'articolo completo su
Il Mattino