«Mio padre Franco Imposimato, le sue passioni e il seme della legalità»

«Mio padre Franco Imposimato, le sue passioni e il seme della legalità»
L’undici ottobre 1983, all’uscita dal lavoro, Franco Imposimato fu vittima di un agguato mortale mentre era in compagnia della moglie Maria Luisa, impiegata con lui...

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L’undici ottobre 1983, all’uscita dal lavoro, Franco Imposimato fu vittima di un agguato mortale mentre era in compagnia della moglie Maria Luisa, impiegata con lui alla Face Standard. Si trattò di una terribile vendetta contro il fratello Ferdinando, giudice istruttore di importanti processi, tra cui quello sull’omicidio di Aldo Moro. Dopo 17 anni, per l’omicidio di Franco Imposimato furono condannati all’ergastolo Pippo Calò, Vincenzo Lubrano, Antonio Abbate e Raffaele Ligato.

«Franco Imposimato era un uomo, padre, marito, artista, fotografo, sindacalista, tifoso…un uomo del sud, garbato, schivo, divertente, disponibile, generoso…innamorato della sua terra, che condivideva senza parsimonia la sua cultura, senza esibirla, un uomo sensibile». A 38 dalla sua morte, mi piace commemorare la figura di Franco Imposimato con il ricordo commosso degli Studenti dell’Istituto Comprensivo Montesarchio I.

Franco, infatti, amava la sua famiglia, la sua città, la sua storia. Con i suoi disegni, caratterizzati dall’uso e dalla tecnica della pittura ad inchiostro di china, illustrò per tutti i maddalonesi e non solo l’evoluzione storica della città, ritraendo l’anima della Maddaloni di un tempo.

Tra i ricordi più belli ed indelebili, infatti, quelle lunghissime passeggiate con il nostro amato cane tra gli angoli più antichi e nascosti della città: un susseguirsi di foto, bozze di disegni, un chiacchierare con tutti, dalla politica al Napoli calcio.

Insieme al professor Napolitano, che simpaticamente gli affibbiò il nomignolo di Genius Loci, fu fondatore del Gruppo Archeologico Calatino e grande collaboratore del Museo civico di Maddaloni: l’obiettivo era sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti del grande patrimonio archeologico e proteggerlo dagli speculatori, dall’incuria e soprattutto dall’oblio.

Con la stessa sagacia e passione si dedicava alla salvaguardia dell’ambiente, in particolar modo per salvare i Colli Tifatini dallo scempio delle cave: scempio che, purtroppo, nel tempo è continuato e continua con danni irreparabili, mortificando un territorio considerato tra i più suggestivi sin dai tempi antichi.

Di converso, ricordare Franco Imposimato e tutte le vittime innocenti non deve essere solo una sterile elencazione di nomi ma è indispensabile conoscere quale vita ha vissuto ognuna di queste vittime, quali passioni, quali ideali hanno animato la loro esistenza. Il loro ricordo deve essere esempio per le giovani generazioni, sia nel rispetto delle vittime stesse, sia nella volontà che il dolore e la memoria conducano a una generale presa di coscienza su dove e come intervenire per fare in modo che ogni forma di criminalità sia un giorno definitivamente sconfitta.

In questi anni, proprio sui ragazzi ho concentrato i maggiori sforzi di educazione alla legalità, nella quale le scuole sono ormai da anni impegnate, e dai ragazzi arrivano spesso i più grandi messaggi di speranza per un futuro in cui il “no” alle mafie diventi netto e definitivo.

Con mio fratello Filiberto, che più di me si è prodigato in questi anni a coltivare il seme della legalità e della memoria, ho avuto modo di conoscere contesti incredibili, meravigliosi, molti se non quasi tutti immersi in condizioni difficili, dove insegnanti e semplici cittadini lottano quotidianamente per assicurare un futuro dignitoso ai nostri ragazzi.

Come già fatto in più circostanze, vorrei, però, che si prestasse maggiore rispetto, attenzione, sensibilità per chi mette a nudo il proprio dolore e la propria sofferenza. Non a caso molti familiari rivendicano una maggiore attenzione da parte dello Stato, storie di dolore che, a distanza di anni, ancora attendono giustizia e che spesso trovano il più grande ostacolo proprio nelle istituzioni.

Desidero terminare questo breve scritto con il titolo di una mostra in ricordo di Franco Imposimato: “La mano amorevole e sensibile dell’artista, la mano brutale e violenta del terrorismo mafioso”.

Impegno e memoria sono il seme della nuova speranza. 

* Figlio di Franco Imposimato

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Il Mattino