Come si racconta una morte? E una morte tragica? E una morte “per sbaglio”? E una morte di cui si vuol perdere la memoria? Sono trascorsi, oramai, ben dieci anni da...
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È martedì 26 maggio, quasi sera, fa già caldo. C’è ancora gente per strada. I bar vendono bibite più o meno fredde per fronteggiare l’arsura. C’è chi si affretta per prendere il treno della Cumana e chi per quello della Circumflegrea, chi la metropolitana e chi la funicolare. C’è chi entra o esce dalla accogliente Chiesa di Piazza Montesanto per una fugace visita alla Vergine: d’altronde è il suo mese. Siamo nel centro di Napoli dove pullulano botteghe di ogni genere ed anche i ciottoli hanno una loro storia che gronda allegria e amarezza, frustrazioni e speranze.
Improvvisamente un commando di otto persone su quattro motociclette attraversa contromano via Pignasecca fino alla piazzetta della stazione. Sono sicari e sparano colpi a raffica in aria. È uno show, purtroppo già visto in altre zone della città, per il controllo del territorio. Viene ferito alla spalla un ragazzo di quattordici anni e Petru, in due parti del colpo: alla gamba e al torace. Il fisarmonicista cerca riparo all’interno della stazione, insieme alla moglie. Dopo una prima caduta, rialzatosi, Petru ricade e lì rimane, vicino ai tornelli. La moglie invoca aiuto, la gente guarda, qualcuno fa fotografie… Rimane lì, muore dissanguato! Era venuto in Italia per vivere in pace; l’ha trovata, solo che è quella Eterna… Leggi l'articolo completo su
Il Mattino