Torniamo al 2017, in particolare al 15 Novembre. In quello che potrebbe essere un giorno qualsiasi, nel quartiere napoletano di Ponticelli un’altra strage si consuma. Una...
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Ma ciò che dà un rilievo del tutto diverso a questo evento, quello che impedisce di dimenticarlo nonostante appartenga a quello che già sembra un lontano passato, è forse il luogo nel quale il tutto è avvenuto. Una strada, Via Comunale Maranda, a pochi passi dal Liceo Calamandrei. È ovvio che una notizia come questa si imprima in modo diverso nella mente di un ragazzo. Da un lato la scuola, dove centinaia di studenti si recano ogni giorno per imparare, per relazionarsi con professori e altri studenti, per crescere come uomini e donne; un luogo che siamo abituati a considerare lontano dal pericolo, e pochi passi più in là un efferato omicidio. Un’esecuzione pubblica che rischiava di coinvolgere un innocente. Momenti come questo dimostrano quanto crudelmente vicina possa essere la realtà della camorra. Questo, però, non è stato né l’ultimo, né il primo caso di questo genere. Fabio T., così si chiama il ragazzo erroneamente ferito, è riuscito a salvarsi, ma enormemente grande è il numero di coloro che hanno lasciato il loro nome nella troppo lunga lista delle vittime innocenti della camorra. Uccisi da un’organizzazione il cui unico scopo è togliere, spezzare, distruggere senza concedere nulla in cambio.
Ma se questa storia merita di essere raccontata è perché ha qualcosa in più. Speranza, forse. Lì dove il mostro della camorra sembra dettare legge incontrastato sorge una delle istituzioni che ancora possono mettere in discussione tutto questo: la scuola. Ecco cosa ci consente di sperare in un nuovo punto di partenza. È grazie alla scuola che possiamo immaginare una società in cui il benessere non venga più sostituito dalla paura. Perché è nella cultura che vive la voce di chi ha dato tutto per la libertà, perché è nell’impegno di coloro che insegnano valori che vive la volontà di chi non cala il capo davanti alle ingiustizie, perché è nei ragazzi che vive il futuro che dobbiamo realizzare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino