Il parco dedicato a mio padre diventi un luogo di impegno civile

Il parco dedicato a mio padre diventi un luogo di impegno civile
4 settembre 2006, la mano feroce del tuo assassino dal cuore pieno d’odio ha stroncato la tua vita e conseguentemente deviato la nostra. ...

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4 settembre 2006, la mano feroce del tuo assassino dal cuore pieno d’odio ha stroncato la tua vita e conseguentemente deviato la nostra.


Da quel giorno tutto è cambiato, tranne l’amore immenso che sempre ci ha unito e che sempre farà da collante oltrepassando la morte.

Questo amore ci ha permesso di andare avanti, senza di te, combattendo quello stesso odio che giorno dopo giorno ha rischiato di uccidere anche noi , costruendo ‘’ponti’’, come giustamente Don Tonino ha detto nella sua omelia lo scorso 4 settembre, "PONTI E NON MURI "!

A dieci anni dalla tua morte ci siamo riuniti tutti in via Domenico Fontana a Napoli, nel parco a te intitolato. Vorrei che lo stesso diventasse, oltre che di aggregazione, anche un luogo di impegno civile e morale nel nome tuo e di tutte le vittime, per commemorare la tua morte, ma soprattutto la tua vita.

Ognuno di noi era lì per celebrare e ricordare l’uomo, l’amico, il conoscente, il marito, il padre ed il fratello eccezionale che sei stato, ed è in nome di tutto quello che hai sempre dato senza mai risparmiarti che fu deciso all’epoca di intitolarti anche un centro d’accoglienza per i senza dimora e immigrati, che, purtroppo, a causa della burocrazia, oggi rischia di scomparire.

Occorre in tal senso l’impegno concreto delle istituzioni, affinché questo parco ritorni ad avere il decoro che merita, innanzitutto come luogo pubblico e in secondo luogo perché ricorda il sacrificio di una delle tante vittime innocenti della criminalità della nostra città e della nostra regione.

Lo stesso discorso vale per il centro “Salvatore Buglione”, che svolge un servizio eccezionale per l’intera città, attraverso un impegno che si nutre della tua memoria e dei valori di accoglienza, fratellanza e legalità.

Gesti di gran valore simbolico, come lo è stata la piantumazione di un ulivo in tuo onore e di tutte le vittime, non devono risultare sterili e fini a sé stessi, ma vestirsi di concretezza, garantendo pari diritti e pari dignità a tutte le vittime, che siano di criminalità organizzata o comune.

Solo in questo modo, i muri che dividono le istituzioni dai familiari delle vittime, e gli stessi tra di loro, potranno essere abbattuti.

I nostri cari vivranno per sempre attraverso noi, i nostri ponti di impegno e d’amore ci faranno andare avanti consentendo loro di vedere la vita grazie a noi, i nostri occhi saranno la loro luce e, quando penseremo di non farcela, ci basterà pensare che loro saranno sempre il SOLE che illuminerà le nostre vite.


* Figlia di Salvatore Buglione, ucciso il 4 settembre 2006 Leggi l'articolo completo su
Il Mattino