“…Tutto per amore” è una storia, un libro, ma prima di ogni cosa è il racconto di una madre coraggiosa. Ho conosciuto Daniela Manzitti, la...
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Grazie ai social riuscii a raggiungerla ed iniziò uno scambio “epistolare” molto intenso. Era una mamma speciale, che mai per un momento aveva rinnegato il suo ruolo, per quanto il “fardello” fosse pesante, faticoso ed incontrasse nel suo andare anche la diffidenza ed il giudizio malevolo di quanti incrociava.
Quel figlio un po’ “difficile” ed un po’ “incosciente”, come ama definirlo, aveva ed ha bisogno di lei e non intendeva deluderlo.
Sono passati due anni da quel 31 ottobre 2017, quando decise di “tendergli una trappola” e porre fine alla sua latitanza. Io sono rimasta in ascolto fino a scoprire tanti particolari della sua vita e a pensare, con il suo aiuto, di renderli pubblici, realizzando questo libro, perché dal dolore, dalla disperazione, potesse nascere ancora amore.
La fatica di vivere di Daniela Manzitti inizia già dall’infanzia, con un padre ubriacone e violento. La paura accompagna i suoi sogni di bambina e la miseria diventa un nemico che sua madre Pina affronta giorno per giorno. Amori sbagliati, desiderio d’indipendenza, conflitti madre/figlia faranno il resto.
“…Tutto per amore” inizia con tre puntini sospensivi non a caso, perché il messaggio vuole proprio essere questo: in tutto ciò che accade è possibile leggere amore, basta saperlo scorgere anche fra le righe.
La Fondazione Polis della Regione Campania per le vittime innocenti della criminalità e i beni confiscati ha ritenuto che il racconto di questa testimonianza avesse spunti interessanti e coincidenti con alcune delle sue numerose attività. Ha deciso quindi di sostenerlo e di programmare imminenti incontri e presentazioni per lanciare un messaggio di speranza per tutte quelle famiglie che come Daniela vivono situazioni di disagio e di paura per i propri cari. Un impegno che la Fondazione porta avanti da anni, quello sul versante della prevenzione dei fenomeni criminali a partire dall'infanzia. Basti pensare che, insieme all'aiuto ai familiari delle vittime innocenti della criminalità e alla valorizzazione dei beni confiscati alla camorra, la Fondazione, a partire dal 2016, ha attivato 10 punti lettura per bambini da 0 a 6 anni, in quanto è scientificamente dimostrato che investire sull'infanzia cambia le traiettorie di vita ed è fondamentale affinché non ci siano altre storie come quella raccontata in questo libro.
Da anni la Fondazione segue un programma a livello nazionale, Nati per Leggere, di promozione della lettura dialogica in famiglia, perché è proprio da lì, dalla famiglia, che prende il via la prevenzione e si sviluppano tutti i processi educativi per i nostri figli. In particolar modo in quei contesti sociali e familiari disagiati, dove la criminalità ha radici profonde ed è opportuno intervenire. Questi spazi d’incontro, di lettura, di riflessione e di informazione possono realmente rappresentare la svolta ed è questo l’obiettivo che con passione e professionalità la Fondazione intende attuare.
Ed è questo il motivo per cui Daniela Manzitti ha intrapreso questo “viaggio” nei ricordi: «Ho voluto raccontare la mia storia per dare un alibi alla mia “sfortuna”. Credo che quando si nasce e si cresce nella precarietà, in un quartiere popolare, si prendono certe abitudini, certi modi di fare che ti aiutano a sopravvivere nell’ambiente trascurato di quei luoghi. Diventa poi così difficile riuscire ad uscire da quel “girone” e fare il salto di qualità. È come se noi stessi ci isolassimo dal resto del mondo. Ci vuole molta forza e coraggio per affrontare questo “balzo” in avanti. Vorrei che il motto 'i soldi non fanno la felicità' fosse un po’ sfatato, poiché oggigiorno il danaro è indispensabile per essere quantomeno sereni. Senza di esso neanche la nostra salute può essere tutelata. E’ stata una risposta a chi ha tanto e non apprezza, a chi ha poco e crede di non potercela fare. A chi, ogni giorno, lotta unicamente per i propri figli affinché non facciano un percorso difficile come il proprio».
Un ruolo fondamentale in tale ottica per Daniela dovrebbero averlo le istituzioni. «Il loro aiuto sarebbe importante. Ma, sulla base delle mie esperienze, posso affermare che le istituzioni sono praticamente ancora poco pronte ad affrontare queste delicate tematiche. Sento invece di poter dire che le varie associazioni o fondazioni come Polis, che danno l’opportunità di far conoscere e quindi emergere storie di degrado, di difficoltà e di disperazione, hanno una funzione preziosa nella società e nella rieducazione delle famiglie».
* Autrice del libro “...Tutto per amore” Leggi l'articolo completo su
Il Mattino