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Da circa un mese si è insediato il nuovo direttivo del Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, che ha voluto designarmi in qualità di presidente per rappresentare tutte le istanze di coloro che, nel corso della loro vita, hanno fatto esperienza di perdere una persona cara per un atto violento.
Una responsabilità forte, che mi ricolma al contempo di doveri e di soddisfazioni, in quanto sono consapevole che il percorso che dovrò portare avanti, insieme a tutti i familiari, è segnato si dal dolore, un dolore intenso e incolmabile, ma che trova un senso proprio in quella strada condivisa che fa del ricordo della tragedia un seme nuovo per l'intera società, mediante azioni di legalità a favore del bene comune e contro il sopruso della criminalità organizzata e di qualsiasi azione violenta.
Alla Campania appartiene il triste primato di essere la prima regione in Italia per numero di vittime innocenti di reato, la maggior parte delle quali uccise dalla camorra per le loro scelte, le loro battaglie o perché si sono trovati nel proprio cammino a incrociare la mano armata dei sicari dei clan, ma sono altrettanto numerose le vittime di altre tipologie di reato, quelle colpite da azioni di stampo terroristico, o che sono cadute in quanto vittime del dovere, e tante invece sono state uccise dalla cosiddetta criminalità “comune”, una parola che non rende bene il significato di quanto accade, in quanto spesso l'atto violento, quale la rapina o la vendetta per una banale lite, deve essere interpretata nel contesto più grande di una mentalità che ricalca le stesse logiche della camorra, e che spesso fa dei carnefici dei potenziali membri delle famiglie camorristiche. In questa ampia tipologia, inoltre, rientrano le vittime di femminicidio, barbaro fenomeno che ha assunto i connotati di una vera e propria piaga sociale che investe l'Italia da Nord a Sud senza alcuna particolare distinzione.
Il compito del Coordinamento è proprio quello di unire sotto una unica voce tutti coloro che hanno conosciuto il sopruso e la morte, sul solco dell'esperienza che dal 1995 ha avviato Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, per dimostrare insieme il concetto che da anni portiamo avanti con la Fondazione Pol.i.s.
Da qualche giorno abbiamo celebrato insieme con il presidente Vincenzo De Luca e don Tonino Palmese, presidente di Pol.i.s., la consegna di 370 borse di studio alle vittime e ai familiari delle vittime di reato, un provvedimento sancito da una legge regionale che interviene laddove le leggi nazionali non arrivano ancora, ovvero l'equiparazione tra ciascuna vittima, a prescindere da quale sia la mano violenta che l'abbia colpita. Un segno che ribadisce l'importanza dell'educazione e la vicinanza dell'ente regionale a chi ha vissuto il dolore della perdita. Questa iniziativa partì oramai diversi anni fa proprio dal Coordinamento e da Pol.i.s., ci rendemmo conto della sproporzione di trattamento tra chi, come me, ha avuto nella propria famiglia il lutto provocato dalla mano della camorra e chi invece aveva perso un proprio caro a causa di un crimine non ascrivibile alla tipologia mafiosa, e decidemmo di mettere a disposizione un fondo per tutelare tutti i giovani studenti appartenenti alle nostre famiglie. Questa azione di solidarietà ha poi incontrato la lungimiranza della Regione che l'ha voluta elevare a dignità di legge prendendosi in carico, mediante la Fondazione Pol.i.s., l'erogazione del sostegno.
La presentazione di quest'anno ci ha concesso dopo gli anni segnati dalla pandemia di tornare a guardarci in faccia, ciascun familiare delle vittime, di vivere un momento di confronto e condivisione del nostro dolore e del nostro percorso. In quel momento, guardandoci negli occhi, è stato chiaro il concetto che ciascuno doveva farsi carico dell'altro, e laddove non arrivano ancora le leggi nazionali deve arrivarci il nostro impegno, la nostra comunione, la nostra capacità di “fare memoria” insieme, affinché ogni giorno ciascuna vittima abbia agli occhi del mondo pari dignità e affinché ciascun nome sia ricordato con l'obiettivo, sempre a noi presente, che si arrivi un giorno a che nessuno debba mai subire ciò che i nostri cari e le nostre famiglie hanno subito.
* presidente del Coordinamento Campano per i familiari delle vittime innocenti della criminalità
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