Conte dice che «il Paese non ci consente di fare una kermesse». E nei piani alti del Pd si commenta: «Appunto». Ecco, c'è come un'aria di...
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Il Colle: servono atti concreti. La Ue: l’Italia faccia le riforme
Il premier e l’elogio di Villa Pamphili: quando la politica insegue la bellezza
Ma non solo i ministri dem, anche quelli stellati sembrano partecipare all'avvio degli Stati Generali quasi per dovere d'ufficio. Mentre nel corpaccione di entrambe le forze politiche, a livello parlamentare e di vertice, il senso di estraneità è difficile da nascondere. In M5S per lo più il mood è questo: «Questi Stati Generali sono così generali, per non dire generici, che il tema della giornata è stato d'accordo sul vaccino di Speranza invece che l'economia». Di più, come dice off record uno dei big: «Sarebbe curioso sapere quanto siano costati agli italiani, visto che abbiamo sentito dire che non verrà sprecato un euro».
LE SPALLE COPERTE
La neo-diffidenza per Conte, al netto della partecipazione ufficiale dei ministri, dei due partiti che sostengono l'esecutivo è il dark side non illuminati dai riflettori di Villa Pamphilj. E il tema della «concretezza», o meglio della mancata concretezza almeno per ora, è quello su cui Pd e M5S sentono di avere le spalle coperte in alto loco istituzionale. Il presidente Mattarella e il governatore della Banca d'Italia, Visco, con il loro «servono risultati concreti», fungono da punto di riferimento per la freddezza grillo-dem. E «concretezza-concretezza-concretezza e non passerelle» è il refrain che s'invoca da quelle parti. Dove si litiga su quasi tutto ma ci si trova uniti non perché Franceschini e Di Maio se ne sono andati insieme anticipatamente dagli Strati Generali a causa o grazie ad altri impegni ma in quanto a entrambi i partiti quella che viene chiamata «la doppiezza» di Conte comincia sempre di più ad essere sopportata poco. Doppiezza?
A sinistra la descrivono così: «Al mattino il premier strizza l'occhio al Pd e il pomeriggio a M5S. Non va bene». E perfino il sindaco milanese Beppe Sala, non amato da tutti nel Pd, viene visto in queste ore come un grande saggio: «Se gli Stati Generali saranno utili lo vedremo solo alla fine. Il rischio è che si tratti di un brainstorming infruttuoso». E il presidente campano De Luca, ormai intoccabile nelle gerarchie dem, sfotte il super-evento di Villa Pamphilj tra i sorrisini compiaciuti dei suoi colleghi di partito: «Gli Stati Generali di Conte dureranno 10 giorni, come il Consiglio ecumenico cristiano di Nicea». Che, convocato nel 325 d. C. dall'imperatore Costantino, si propose di ristabilire la pace religiosa e l'unità dogmatica messa a rischio da varie dispute. Qui, se vogliamo giocare con la storia, per Conte ricomporre le fratture che riguardano la sua premiership e il suo governo non è detto che sarà un impegno più semplice di quello che toccò a Costantino. E comunque, come a bilanciare la fattività che manca finora a Villa Pamphilj, ieri i deputati meridionali del Pd, mentre i grandi d'Europa partecipavano alla festa di Conte, hanno lanciato «tre proposte concrete» sulla fiscalità per il Sud. E Zingaretti, da governatore, a sua volta ha fatto cose (come si dice a Roma): firmando l'ordinanza per la riapertura nel Lazio di fiere, congressi e discoteche.
Il Mattino