Voce unica e più solidarietà, Merkel alla prova della Ue

Angela Merkel
Dopo due anni di nuovo a Schloss Meseberg, palazzo barocco a nord di Berlino. Oggi è di scena l'incontro fra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente...

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Dopo due anni di nuovo a Schloss Meseberg, palazzo barocco a nord di Berlino. Oggi è di scena l'incontro fra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron, sul quale sono puntati tutti i fari politici europei. Non sorprende: i due leader hanno un ruolo chiave nella difficile mediazione in corso su bilancio Ue 2021-2027 e Next Generation Eu, l'operazione anticrisi finanziata con la più grande emissione di obbligazioni comunitarie garantite da tutti mai sperimentata finora dalla Ue, 750 miliardi. Di questo parleranno.


ANGELA AL COMANDO
L'appuntamento coincide con il giro di boa alla presidenza della Ue: da mercoledì la guiderà Merkel per 6 mesi. Non sarà il solito passaggio di testimone, la cancelliera farà la differenza e lo si è capito dai suoi ultimi, recenti messaggi: è nell'interesse tedesco che la Ue non declini; i governi devono assumere anche i punti di vista dei partner, non pensare solo a sé stessi; occorre uscire dalla crisi tutti insieme e anche fronteggiare il rischio di involuzione politica rispetto al modello liberaldemocratico (preoccupazione per lo stato di diritto in alcuni paesi dell'est); «voce unica» europea con la Cina (non è granché, questo è argomento sul quale la cancelliera mantiene la sua proverbiale prudenza); slancio alla difesa comune.
Si parla di «momento Merkel»: durante la pandemia, la Germania ha compiuto salti impensabili fino poche settimane prima abbandonando posizioni e narrazioni consolidate. Basti pensare alla sospensione del patto di stabilità, messo in frigorifero per dare modo agli stati di indebitarsi per arrivare alla proposta cucinata con Macron di un Recovery Fund da 500 miliardi, sovvenzioni a fondo perduto agli stati più colpiti, non prestiti, sulla base della quale von der Leyen ha costruito il pacchetto da 750 miliardi sul quale su tratta adesso.
Tutto ciò non è accaduto per caso. Il blocco dell'economia, delle catene della produzione e dei mercati di consumo, ha travolto le iniziali prudenze tedesche che pure per diverse settimane ci sono state. Quando è stato chiaro che senza sforzi maggiori comuni a livello europeo il mercato unico avrebbe corso rischi seri, ha preso quota un altro gioco. Ha pesato l'iniziativa di un gruppo di stati a fine marzo, su spinta dell'Italia, che hanno posto esplicitamente sul tavolo il tema di un'emissione di bond da parte di una istituzione europea. Tra i 9 leader che firmarono la lettera alla Ue, c'era anche Macron, ma non c'era Merkel.
Così a Berlino, al posto della classica reazione calibrato passetto dopo passetto, centrata innanzitutto sulla responsabilità dei singoli stati, limitando al minimo la condivisione del rischio finanziario, si è fatta strada la linea opposta. Nella consapevolezza che dal tracollo delle altre economie (quella italiana in primo luogo) la Germania avrebbe tutto da perdere. Merkel ha spiazzato sia i «frugali» del nord, privati della solita sponda, sia i potenti di Visegrad, a cominciare da Polonia e Ungheria. Merkel si è ricaricata all'interno come leader incontrastata dopo il fallimento del cambio della guardia alla Cdu con Annegret Kramp-Karrenbauer, e anche sul piano globale.

MOLTI FRONTI

Il peggioramento delle relazioni con gli Stati Uniti, protezionisti sempre più assertivi, l'aggressività economica della Cina, e lo stesso negoziato per il dopo Brexit, richiedono un colpo d'ala della politica europea che la sola Germania non può realizzare. Implicano assunzione piena di responsabilità continentale. In questi mesi «saremo forza di guida e facilitatori» in Europa, ha promesso il ministro degli esteri Heiko Maas. Quanto all'Italia, una presidenza di turno così forte, con una Germania che appare meno riluttante di un tempo ad assumere un ruolo di leadership, con onori e oneri conseguenti, è una garanzia. Tra Roma e Berlino c'è convergenza sulla strategia anticrisi imboccata dalla Ue, ma ciò non vuol dire che necessariamente tutto filerà liscio. La visione di Merkel resta sempre ancorata al principio in base al quale tutti devono fare la propria parte.
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Il Mattino