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Alcuni resistono, altri vengono giù come neve al sole. Altri ancora rimangono in piedi ma pericolanti, in attesa del prossimo assalto. È il destino dei fortini, la sempreverde categoria con cui si legge la politica italiana al voto, prima, seconda e terza Repubblica non fa differenza.
LE (EX) ROCCAFORTI
Lettura che non sempre trova riscontro alle urne. È il caso delle politiche del 25 settembre, di cui Youtrend offre un'analisi a freddo grazie alle nuove mappe interattive sulla distribuzione del voto. Che ribaltano tanti facili cliché. Prendi Roma: ha fatto rumore Lavinia Mennuni, candidata di FdI che al centrosinistra a trazione Bonino ha strappato un collegio storico del Senato, l'uninominale Roma Centro, da sempre dato per blindato dai progressisti. Ma è solo uno dei tanti ribaltoni.
Ancora centro, ma questa volta il cuore della Roma istituzionale, da Largo Chigi a Via di Campo Marzio, dove la politica si muove e pulsa, sezione 2107. I risultati? FdI 36,8%, Pd 14,9%: altro che Ztl rossa.
Fratelli d'Italia è l'unico partito che ha consensi abbastanza uniformi in tutta Italia. Gli altri hanno zone di quasi totale assenza e feudi che ancora resistono, anche se molto meno di un tempo. Il crollo degli ex castelli della sinistra è trasversale ma non omogeneo. Se in Toscana la mappa è da riscrivere - con la frana a Pisa (Camera), città natìa del segretario dem Enrico Letta, ma anche a Livorno (Senato) - altrove, come in Emilia Romagna, i bastioni hanno retto. In Lombardia il bilancio è di chiari e scuri. Fuori città il centrodestra (al timone FdI, non più Lega) ha fatto man bassa di voti sfilando ai dem centri simbolici come Sesto San Giovanni. A Milano invece il trend è invertito. Con il centrosinistra che regge a Milano Nord e strappa due collegi alla Camera. Ma nel capoluogo lombardo è il Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi che ha posto le basi di un fortino robusto.
I numeri parlano chiaro.
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Al Sud la muraglia si chiama Cinque Stelle. Il Movimento di Giuseppe Conte si blinda in Campania. A Napoli poggia su un 40% che consacra il capoluogo come quartier generale dei pentastellati al Sud. Insieme alla provincia: a Torre del Greco, Acerra, Somma Vesuviana, Casoria il M5S è ben oltre il 30%. Solo FdI regge l'onda d'urto di Conte. Ma ci sono eccezioni: FI è riuscita a difendere alcune sue storiche roccaforti che restano azzurre. Ben oltre la doppia cifra a Reggio Calabria, 17,3% a Vibo Valentia è primo partito. Nel Meridione il verbo di Silvio Berlusconi fa ancora proseliti.
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Il Mattino