Matteo Salvini non molla un centimetro. Pur di uscire dall'isolamento politico in cui si trova, torna a tentare con ogni mezzo possibile i Cinque Stelle perché...
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La road map per i leghisti è sperare in un flop dei contatti tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, quindi rimettere le lancette della crisi al punto di partenza e, nel corso delle prossime e ultime consultazioni, offrire a Mattarella un nuovo governo gialloverde. A quel punto, come ribadito ieri dal Capo dello Stato, nessuno potrebbe precludere «l'espressione di volontà maggioritaria del Parlamento». Insomma, l'obiettivo della Lega è praticamente ripetere pari pari quello che è accaduto l'anno scorso: primo tavolo Pd-M5s poi fallito, consultazioni al Colle e nascita del governo Conte. Aspirazioni che al momento rimangono tali: in mattinata s'è sparsa la notizia di contatti riservati tra esponenti leghisti e pentastellati: ambedue i partiti li confermano, ma nulla di più. La Lega preferisce mantenere il riserbo sul livello delle personalità coinvolte. Secondo i Cinque Stelle, invece, si tratta di interlocuzioni solo «occasionali e personali». Anche il sottosegretario alla Presidenza, Giancarlo Giorgetti, dal meeting di Cl a Rimini, sembra scettico: «Su contatti in corso non lo so: io sono qui io e non ce li ho. A Roma comunque ne succedono di tutti i colori». Certamente loda i 10 punti presentati da Luigi Di Maio, come base programmatica per uno nuovo esecutivo: «Sono quasi tutti o tutti - assicura - parte integrante del contratto con la Lega: cosa voglia dire questo non lo so, però e un dato di fatto». Tuttavia non si fa grandi illusioni e non si straccia minimamente le vesti in caso di un suo mancato ritorno a Palazzo Chigi: «Vado all'opposizione con grande fierezza, coerente con le cose che penso. In Italia - conclude Giorgetti - si pensa che se si fa una scelta per coerenza perdendo il potere uno sia un fesso: questa è una patologia. Non è possibile che chi ha votato fino a ieri una cosa possa votare domani l'esatto contrario».
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Il Mattino