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Città del Vaticano - La legge sull'aborto va sospesa per 5 anni. Il quotidiano dei vescovi Avvenire rompe un autentico tabù ospitando e sostendo la proposta di Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario e co-firmataria della legge sulle quote rosa che avanza una proposta choc: vietare l'interruzione volontaria di gravidanza prevista dalla 194 per almeno un quinquennio tranne gravi casi di malformazione del feto o di violenza nei confronti della futura madre, e dare alle coppie che pensano di ricorrervi non una mancia ma un lavoro e una casa.
L'idea definita una "provocazione" servirebbe a contrastare la denatalità. Dalla entrata in vigore, nel 1978, della legge sull'aborto in Italia sono stati preticati quasi 6 milioni di aborti. Nel 2020 sono stati circa 76 mila. Numeri che, secondo la Golfo, fanno riflettere a fronte di una denatalità preoccupante.
Secondo Golfo «la natalità è la nuova questione sociale universale e riguarda tutti, anche chi i figli - liberamente - non li ha voluti. Perché riguarda il futuro.
«Se pure esiste una relazione diretta tra numero di nascite e crescita economica - osserva - è vero che anche in società che crescono più della nostra, la natalità è in calo. Questo indica come il problema sia più profondo e abbia a che fare con la mancanza di sicurezza e stabilità. Con un deficit di speranza. Non credo sia un caso che dopo tanti anni si ricominci a parlare di aborto e crescano gli Stati che stringono le maglie: la cattolica Polonia ma ora anche la patria del liberalismo, l'America. Perché quando è la sfiducia, il pessimismo e non una libera scelta di vita a decidere per una coppia, allora lo Stato può e deve intervenire».
Da qui la proposta: «Si potrebbe pensare a sospendere la legge 194, vietando l'aborto per cinque anni - tranne gravi casi di malformazione del feto o di violenza nei confronti della futura madre - e dare, invece, alle coppie che pensano di ricorrervi non una mancia ma un lavoro e una casa? È certamente una provocazione. Ma forse può servire a farci riflettere su dove stiamo andando e su quale direzione vogliamo prendere. Perché i figli non devono essere né un dovere né un lusso, ma una vera libertà. E la libertà vince sempre».
Marco Tarquinio, direttore del quotidiano della Cei, risponde accogliendo «ben volentieri la sua riflessione e la sua laica provocazione. Il tema del pieno rispetto e della piena accoglienza della vita umana e della rimozione della cause dell'aborto è cruciale da molti punti di vista, anche da quello della denatalità che stiamo sperimentando».
«Ragionando fuori dagli schemi consueti - scrive il direttore del giornale dei vescovi - e lontano dagli slogan che hanno imprigionato riflessione e dibattito sulla vita e sulla morte. Quell'insieme di false sicurezze e di anatemi presuntuosi ci hanno portati dritti dritti in una grande depressione sociale e morale di cui la denatalità è diventata il sintomo più evidente e non più sottovalutabil».
Immediata la levata di scudi che si è levata dal Pd e da M5s secondo i quali la denatalità non si combatte attaccando la legge 194.
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