Afghanistan, le calciatrici della nazionale si rifugiano in Pakistan: niente burqa dopo il confine

Afghanistan, le calciatrici della nazionale si rifugiano in Pakistan: niente burqa dopo il confine
Erano rimaste bloccate in Afghanistan dopo l'attentato dell'Isis, avvenuto il 26 agosto scorso all'aeroporto di Kabul. Ora le calciatrici della nazionale giovanile...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Erano rimaste bloccate in Afghanistan dopo l'attentato dell'Isis, avvenuto il 26 agosto scorso all'aeroporto di Kabul. Ora le calciatrici della nazionale giovanile afghana sono riuscite a trovare rifugio in Pakistan, insieme con i familiari. Il governo di Islamabad ha concesso loro i visti per motivi umanitari, dopo la caduta del paese nelle mani dei talebani. 

Le atlete avrebbero dovuto inizialmente raggiungere il Qatar, dove già si trovano migliaia di rifugiati, ospitati in uno degli impianti realizzati per la Coppa del Mondo di calcio del prossimo anno, ma erano rimaste bloccate per dei problemi con i passaporti e, alla fine, l'attentato terroristico ha fermato tutto. L'altra parte della squadra, in maggior numero, era, invece, riuscita a partire l'ultima settimana di agosto dopo un accordo con il governo australiano. 

Da allora le giovani calciatrici (che hanno tra i 14 e i 18 anni) non hanno avuto vita facile, si sono dovute nascondere per sfuggire ai nuovi padroni dell'Afghanistan che hanno subito detto chiaramente di non immaginare delle donne nello sport, perché troppo visibili e con il corpo troppo esposto alla vista dell'uomo. Per far raggiungere il confine si sono adoperate le organizzazioni umanitarie. Le 32 sportive sono arrivate in Pakistan - per un totale di 115 persone, comprese le loro famiglie - grazie all'aiuto della ong britannica Football for Peace in collaborazione con il governo e la Federazione calcistica pakistana Ashfaq Hussain Shah, non riconosciuta dalla Fifa.

La squadra di calcio femminile ha raggiunto Islamabad tramite il valico di frontiera di Torkham. E la notizia è stata resa ufficiale dal ministro dell'Informazione pakistano, Fawad Chaudhry, sul suo profilo Twitter. Le calciatrici, ha precisato il ministro, «erano in possesso del passaporto afghano e di un visto per entrare in Pakistan». Il quotidiano locale Dawn ha poi riferito che il governo ha emesso visti umanitari d'emergenza a beneficio delle atlete e dei loro familiari. Un gesto simbolico ha accompagnato il momento dell'attraversamento del confine: le ragazze hanno potuto togliersi il burqa, sostituendolo con un velo islamico. A Lahore hanno poi ricevuto il benvenuto del ministro Chaudhry. La loro meta finale sarà, comunque, il Qatar.  

Era andata meglio alle ragazze della squadra di calcio di Herat, che già a fine agosto sono riuscite a scappare in Italia. Il loro viaggio è stato raccontato dal regista Stefano Liberti che le ha aiutate ad arrivare a Roma. L'Herat Football Club è una squadra di calcio femminile nata nel 2014. Da quando i talebani hanno preso il potere nel Paese, le calciatrici hanno smesso di essere al sicuro e hanno cercato di scappare in ogni modo. Già nel 2017, Liberti aveva raccontato la storia delle giovani atlete in un docufilm. E si è occupato direttamente del loro viaggio verso una vita nuova. Ora il gruppo di sportive è pronto a ricominciare.

La Divisione calcio a 5, dopo aver letto la loro storia e il loro desiderio di poter continuare nello sport, si è mossa offrendo supporto economico e logistico per le calciatrici. «Abbiamo già avuto la disponibilità di diverse società - ha spiegato nei giorni scorsi il presidente della divisione, Luca Bergamini - Il nostro progetto è farle partecipare al campionato, ma anche dare loro tutto il sostegno economico e logistico per l'integrazione nel territorio a cui verranno destinate».

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino