Un nuovo elemento potrebbe dare una direzione più precisa alle indagini sulla morte di Maria Teresa Trovato Mazza, per tutti Sissy, l'agente di polizia penitenziaria...
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Come ha riportato, per primo, Nicola Munaro del Gazzettino, il foglio è scritto a mano, in stampatello, ed è una lettera indirizzata alla direttrice del carcere della Giudecca: «La sottoscritta informa che negli ultimi giorni sono stata avvicinata da molte detenute che hanno raccontato fatti gravi che riguardano le mie colleghe. Essendo la cosa molto delicata, ho cercato di evitare di ascoltarle e ho riferito tutto subito all'ispettore». La lettera sarebbe stata ritrovata in un cassetto e contiene, al suo interno, il nome dell'ispettore con cui Sissy avrebbe parlato.
Fabio Anselmo, legale della famiglia di Sissy, ha confermato l'esistenza della lettera precisando di non sapere se questa è già stata allegata al fascicolo d'indagine aperto contro ignoti per induzione al suicidio dalla Procura di Venezia. Stamane, frattanto, sono stati conferiti gli incarichi ai periti per esaminare il dna rinvenuto sulla pistola che l'agente aveva con sè quando venne ritrovata agonizzante nell'ascensore dell'ospedale lagunare in cui si era recata per seguire una detenuta e il materiale custodito nel suo computer.
Come spiega ancora Il Gazzettino, «Sissy, prima di venire trovata in fin di vita in un ascensore stava denunciando una serie di soprusi e di violazioni all'interno della struttura, avevano riferito più testimoni. Gli stessi che dicevano come le parole dell'agente calabrese non fossero però prese troppo in considerazione. Da qui la decisione di mettere tutto nero su bianco? Quello che resta da capire, e che ammanta di altro mistero una storia in cui sono più le ombre delle luci, è come mai quella lettera invece di trovarsi in un cassetto della direzione del penitenziario dell'isola di fronte a Venezia, Sissy l'avesse con sé». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino