Trieste, la poliziotta testimone: «Sembrava Beirut, sparava dappertutto»

«Ho aperto il portone della questura e ho sentito un colpo. Sembrava Beirut, non so quanti colpi sono stati esplosi non so quanti colpi sono stati esplosi, una...

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«Ho aperto il portone della questura e ho sentito un colpo. Sembrava Beirut, non so quanti colpi sono stati esplosi non so quanti colpi sono stati esplosi, una infinità. Sembrava di stare a Capodanno con i mortaretti. La cosa più brutta è stata non poter fare niente, quell'uomo sparava a vista». È il racconto angosciante che una poliziotta della Questura di Trieste fa in una chat di alcuni colleghi dopo la sparatoria nella quale hanno perso la vita due agenti nella questura di Trieste, Pierluigi Rotta e Matteo Demenego.


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«Ero con mia sorella e mio cognato - ha raccontato la donna nella chat di alcuni poliziotti - quando ho visto arrivare i due colleghi con i due uomini, erano troppo vicini senza manette. Uno dei due ha fatto una battuta, abbiamo riso, quello che ha sparato scherzava sul fatto di fare basket. Quando sono entrati, ho salutato mia sorella, appena ho aperto il portone della Questura ho sentito un colpo sordo ma non avevo capito in un primo momento».


Continua la poliziotta nel suo racconto nella chat di alcuni poliziotti. «Il collega dell'ufficio armi è sceso di corsa, mi ha gridato 'dove sono?', 'si sono sparati', 'corri corri corri', uno dei due era con la pistola in mano, hanno iniziato a sparare, c'erano vetri e calcinacci dappertutto. Uscito dalla questura c'è stato unconflitto a fuoco, un collega in atrio gli ha sparato, nonostante sia stato colpito ha continuato ed è uscito. Una volta fuori ha incontrato la macchina della Mobile e gli ha sparato ad altezza uomo, colpendo il montante della portiera lato passeggero. I tre colleghi si sono buttati per terra, hanno "cecchinato" la macchina dietro, ma lui ha sparato 15 colpi e, ferito, si è accasciato a terra. L'altro, intanto, era con me, corsa nel frattempo nel sotterraneo. Io ero in borghese, senza armi, lui scarrellava, metteva e toglieva la sicura. Ho avuto paura, cominciava a vagare per tutta la questura, c'erano colleghi che sparavano, alla fine sono arrivati gli Uopi (unità operative di pronto intervento) nel sotterraneo e l'hanno preso».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino