Chiara uccisa a martellate Tutti gli indizi che incastrano Stasi

Alberto Stasi
Non un movente chiaro, né una prova regina, ma un «mosaico» di indizi che si incastrano l'uno con l'altro portano ad affermare la colpevolezza di...

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Non un movente chiaro, né una prova regina, ma un «mosaico» di indizi che si incastrano l'uno con l'altro portano ad affermare la colpevolezza di Alberto Stasi,condannato in via definitiva dalla Cassazione. L'ex studente

bocconiano, in quella mattina di agosto del 2007, col paese semideserto andò in bicicletta dalla sua fidanzata Chiara Poggi, si fece aprire la porta della villetta di Garlasco, un fatto abituale che non mise la ragazza sulla difensiva, poi in un «raptus omicida» la uccise a martellate «con rabbia ed emotività», buttandola poi per le scale della cantina.
Dopo ha «reso un racconto incongruo, illogico e falso» sul ritrovamento del cadavere, contrastante con l'assenza di tracce di sangue sulle sue scarpe. Su questa sequenza si fonda la condanna: «ciascun indizio - secondo la Cassazione - risulta integrarsi perfettamente con gli altri come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d'insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi oltre ogni ragionevole dubbio».
Oltre sei mesi dopo la sentenza, le motivazioni - in 115 pagine, redatte dalla giudice Rosa Pezzullo - fanno luce sul
percorso motivazionale che ha portato il collegio a confermare la pena a 16 anni emessa nel processo d'appello bis, con la diminuzione prevista per il rito abbreviato e senza l'aggravante di crudeltà. Non è stato determinante, per definire la condanna, che in otto anni di indagini e processi non sia emersa la motivazione. Quel che è stato accertato è che non ci fu premeditazione da parte di Alberto, ma "dolo d'impeto", una «violenta reazione emotiva» maturata nel rapporto tra i due.
L'accusa non ha sufficientemente dimostrato - secondo i giudici - la volontà di «infliggere sofferenze gratuite a Chiara», per questo a Stasi non è stata riconosciuta l'aggravante, così come fu per Parolisi nell'omicidio della moglie Melania Rea, del quale i giudici citano il precedente.

Stasi è stato condannato dopo cinque giudizi sotto i riflettori (l.p.).
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Il Mattino