«Lo Stato italiano non sta facendo nulla per me e vuole farmi morire qui». Questo il disperato sfogo, al telefono con la madre, di Alessandro Sandrini, il 33enne...
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L'ultima telefonata, quella giunta domenica scorsa, è durata circa sette minuti ed è partita da un numero che ha agganciato una cella siriana ed è stata confermata dagli inquirenti che stanno lavorando al caso. La Procura di Brescia e la Farnesina sono in contatto con la madre del bresciano da un anno dopo la denuncia di scomparsa depositata dalla donna.
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Il giovane era partito per una vacanza ad Adana, 180 chilometri da Aleppo, il 3 ottobre 2016 e sarebbe dovuto tornare in Italia sette giorni dopo. Viaggio, albergo compreso, interamente pagato in Italia prima della partenza.
Per oltre dodici mesi non ha mai chiamato a casa. «Mi hanno sequestrato il secondo giorno di vacanza. La sera mentre ero in strada a piedi», ha detto aggiungendo: «chi mi tiene sotto sequestro parla arabo e quando mi porta da mangiare ha il volto coperto. Non ce la faccio più». Sandrini ha chiesto poi alla madre un indirizzo mail sostenendo che i sequestratori sarebbero pronti ad inviare un video.
Il Mattino