Alessandro Spanio muore a 16 anni con la moto regalata dal papà: travolto da un furgone mentre tornava da casa di amici

Alessandro Spanio muore a 16 anni con la moto regalata dal papà: travolto da un furgone mentre tornava da casa di amici
La ragazza con cui aveva cominciato a frequentarsi, la moto nuova, regalata dal papà, e il suo primo lavoro in spiaggia. Stava crescendo Alessandro Spanio. Si stava...

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La ragazza con cui aveva cominciato a frequentarsi, la moto nuova, regalata dal papà, e il suo primo lavoro in spiaggia. Stava crescendo Alessandro Spanio. Si stava affacciando alla vita e i suoi primi 16 anni gli stavano regalando tante soddisfazioni. Forse non tutte si sarebbero realizzate, ma quando si è giovani l'attimo fuggente prevale sempre sui timori per il futuro. Un futuro che, ad Alessandro, è stato tolto, tutto, nel giro di pochi secondi. Fino ad un attimo prima di essere investito da quel furgone. "Era un ragazzo dolce, spensierato, educato, gentile, solare e, a suo modo, riservato". Così lo ricorda il fratello minore, Gianluca, in un messaggio.

LA SCUOLA
Alessandro aveva frequentato il primo biennio dell'Itis Righi, all'indirizzo nautico ma, forse, l'anno prossimo avrebbe cambiato indirizzo. Così, almeno, aveva detto ai suoi. Un segnale dei cambiamenti che stavano accadendo nel suo animo che, dal bambino che trascorreva tutte le feste in famiglia, cominciava a ritagliarsi qualche spazio per sé, ma sempre in maniera tranquilla e costruttiva. Quest'estate, ad esempio, aveva deciso di fare la sua prima esperienza lavorativa al camping Tropical, dove accompagnava i bagnanti sotto l'ombrellone, aiutandoli a sistemare sdraio e lettini.
«Proprio ieri pomeriggio - scriveva una signora - mi ha portato il lettino in spiaggia. Abbiamo parlato del caldo. Un ragazzo molto gentile e tranquillo». «Mai visto un ragazzo così gentile e così buono - dicono di lui al camping Tropical - Era con noi da un paio di mesi e tutti lo apprezzavamo per il suo buon carattere, al limite della timidezza. Siamo rimasti tutti scossi dalla notizia e cercheremo, in qualche modo, di essere vicini alla famiglia».

Per Alessandro, infatti, quel lavoro era anche il modo di ripagare la famiglia: il papà Massimo, capitano sui battelli Actv a Venezia, e la mamma Monica, della fiducia che gli avevano dato nel regalargli, poche settimane fa, quella moto. Una supermotard, la chiamano gli appassionati. A vederla, distrutta dopo l'incidente, sembra potente ma, in realtà, è solo un cinquantino, come i Ciao di una volta. Ma tanto gli bastava per muoversi nella caotica Chioggia e nella, ancor più caotica, Sottomarina estiva, affollata di turisti provenienti da tutto il mondo e di residenti che risentono, per amore o per forza, dell'euforia dei luoghi di mare. «Ma Alessandro non era uno che correva - assicura il cugino Marco - anzi, era sempre prudente e attento. Per capire il suo carattere bastava guardare il suo sorriso: timido e gentile allo stesso tempo». La moto gli serviva per andare al lavoro e per trovarsi con gli amici. Come l'altra sera, quando era di ritorno da un ritrovo con loro. Nella taverna di una casa si ritrovavano alla Playstation o con qualche altro aggeggio. Nel giardino della casa si erano perfino messi a coltivare delle verdure, così, per vedere cosa riuscivano a fare.

PRIMI INNAMORAMENTI


Alessandro non aveva un profilo social, a quanto pare. Gli bastavano le amicizie vere, quelle che si stringono di persona e che si coltivano nel tempo. E, da poco, aveva cominciato a frequentarsi con una ragazza, sua coetanea. Una circostanza che lo rendeva «particolarmente felice», spiega il fratello, e che concorreva a completare la sua vita: un percorso di studi, la possibilità di muoversi autonomamente, i primi soldi guadagnati con il lavoro, la prima ragazza con cui stringere un legame. Di fronte a questo progetto è difficile non restare sbigottiti per quanto si stava preparando, grazie all'educazione che i genitori avevano saputo impartire al ragazzo e a come lui era riuscito a metterla in pratica, e per la rapidità con cui tutto è stato spazzato via.

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Il Mattino