L'apertura c'è stata, innegabile, tanto che alla fine hanno votato a favore sia Emiliano che i cuperliani che la prodiana Zampa, mentre Orlando e orlandiani si sono...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Alla direzione del Pd anticipata al primo pomeriggio per permettere al premier Gentiloni di assistere (se ne va per impegni non appena Renzi finisce di parlare), il leader dem mette in campo tutta la pazienza, la moderazione, la tattica di cui è capace, alla sua maniera ovviamente. «Pronto a discutere, ma non chiedeteci abiure», il leit motiv.
I punti? «Sul jobs act si può vedere come rispondere meglio al tema della precarizzazione, ma non si possono cancellare i 984mila posti di lavoro in più». Per non parlare degli 80 euro, o della buona scuola, dove Renzi rivendica la messa in ruolo di migliaia di precari. Il copione di una apertura richiesta più che altro dalle minoranze interne, con sempre meno convinzione, per la verità, visti gli sviluppi bellicosi con la recente sortita di Boldrini («con questo Pd impossibili convergenze», ha detto la presidente della Camera; «con queste posizioni dialogo molto più difficile», chiosava Orlando con alcuni in direzione, quindi la rasoiata: «Grasso e Boldrini? Abbiamo creato dei mostri»), è stato rispettato, così come le risposte a base di «no» dei destinatari, sicché il pensiero è ormai alla campagna elettorale prossima ventura. «Ci saranno tre proposte: la destra proporrà la flat tax, il taglio delle tasse uguale per tutti, il M5S e la sinistra l'assistenzialismo per tutti, e il Pd il taglio dell'Irpef», ha annunciato Renzi.
Secondo l'abusata metafora del cerino, al momento non è stato ufficialmente spento. Anzi. Renzi ha finanche annunciato di aver chiesto a Piero Fassino di lavorare in prima persona per intavolare discussione e trattativa con gli ex compagni che se ne sono andati. Gli spiragli sono pochi, ma Piero il lungo è caparbio, non demorde facilmente. Margini? Se per esempio si arrivasse a presentare in alcuni collegi candidati non proprio di richiamo, tali in sostanza da non compromettere la conquista di seggi altrimenti a rischio, sarebbe già un risultato da non disprezzare. «Governiamo insieme quattordici regioni e migliaia di comuni, non è difficile trovare un compromesso per bloccare la destra», le parole renziane, «per noi l'avversario sono le destre», ha ripetuto, quasi a controbilanciare le dichiarazioni di Speranza secondo cui, invece, «gli avversari da battere alle elezioni saranno Berlusconi, Grillo e Renzi».
Nessuna apertura, invece, anzi difesa convinta, dell'azione di Marco Minniti sull'immigrazione: «Assurde le critiche in materia, emerge con forza il calo degli sbarchi, 50mila in meno rispetto allo scorso anno». Né poteva mancare la rivendicazione dei risultati in economia, «eravamo a meno 2 per cento, ora siamo a più uno e mezzo», «e queste sono cose che contano, gli imprenditori lo sanno che cosa vuol dire», sottolineava Matteo Colannino alla Camera. Segnali di apertura anche sulla manovra, «disponibili a trovare punti di equilibrio sulla legge di bilancio». L'appello, anzi gli appelli, dei padri nobili del Pd, i Veltroni, i Prodi, i Parisi, ora anche Letta, a non lavorare per le divisioni «che favoriscono solo la destra», hanno trovato orecchie ricettive dalle parti del Nazareno, ma molti ponti sembrano comunque già crollati.
Renzi è comunque già al lavoro sulla coalizione prossima ventura. Prima della direzione ha incontrato i radicali di Emma Bonino, Magi e Della Vedova, «incontro positivo e utile»; ha ricevuto apprezzamenti dai socialisti di Nencini, guarda ai Verdi, a Italia dei valori (ma Di Pietro guarda a Bersani), con un'attenzione particolare alle varie espressioni centriste, gli Alfano, i Casini, i Dallai, i pisapiani di parte centrista (Tabacci, Sanza, «noi andiamo con Renzi», assicura quest'ultimo). Obiettivo, una coalizione a tre gambe: Pd, centristi e sinistre varie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Mattino