Anche qui, Giorgia Meloni è stata coerente con le sue idee. Ben prima che si andasse al voto, alla casella “Sport e giovani” la leader di Fratelli d’Italia aveva assegnato un ministro con il volto del manager Andrea Abodi, del resto da anni il suo interlocutore privilegiato su questi temi (e non solo, lo avrebbe voluto sindaco di Roma).
Dunque, non è stata una scelta dell’ultima ora, anche se la necessità di avviare la macchina di Milano-Cortina - drammaticamente in ritardo e alla ricerca di denaro - e i sussurri di qualche alleato che immaginava altri profili più gestibili sulla poltrona di ministro, l’avevano spinta a una riflessione. D’altronde, negli ultimi cinque anni questo manager romano 62enne ha gestito l’Istituto per il credito sportivo, la banca pubblica che tiene in piedi lo sport italiano, finanziando il restyling e la realizzazione di ogni tipo di impianto, dalle palestre agli stadi. Dunque, chi meglio di lui per portare al traguardo tutti i progetti del Pnnr? Per Abodi, si tratta di un ritorno alla casa madre. Uomo di destra, mai rinnegata, nemmeno in questi anni in cui la sua figura ha intrecciato relazioni e ottenuto consensi trasversali. Il primo atto da ministro sarà la firma della dichiarazione di sostegno alla candidatura italiana per gli Europei di calcio del 2032.
