Anticorruzione, ok della Camera con 288 sì. «Il peculato sarà cambiato al Senato»

Anticorruzione, ok della Camera con 288 sì. «Il peculato sarà cambiato al Senato»
Con 288 voti a favore e 145 contrari l'Aula della Camera approva il ddl Anticorruzione. Il testo passa al Senato dove M5S e Lega sono d'accordo per eliminare la riforma...

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Con 288 voti a favore e 145 contrari l'Aula della Camera approva il ddl Anticorruzione. Il testo passa al Senato dove M5S e Lega sono d'accordo per eliminare la riforma del peculato inserita con un emendamento passato a voto segreto contro il parere del governo. 


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Anche a costo, assicurano, di ricorrere al voto di fiducia. Dopo il via libera dell'Aula di Montecitorio, al quale si è giunti dopo quattro giorni di 'stop and gò ad altissima tensione nella maggioranza con Luigi Di Maio e Matteo Salvini a presidiare emiciclo e Transatlantico per vedere che tutto filasse liscio, senza eventuali franchi tiratori che facessero danni, i deputati del M5S hanno applaudito a lungo. Impassibili, invece, quelli della Lega, che nonostante i malumori interni hanno dovuto votare le norme «care» all'alleato di governo. Nelle intenzioni della maggioranza si annuncia velocissimo l'esame del ddl al Senato per farlo tornare quanto prima alla Camera per il via libera definitivo e consentirne, come assicura soddisfatto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che diventi legge «entro l'anno».

Velocità che la Lega pretende anche per il decreto sicurezza per il quale si profila la fiducia, annunciata in serata ai deputati, proprio per affrettarne al massimo l'approvazione. Ma il ddl anticorruzione non è ancora arrivato a Palazzo Madama che già esplode la polemica: Pd e FI denunciano un' «irrituale anomalia» che sarebbe stata commessa dal presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari (M5S) «reo» di aver incardinato il testo prima che la Camera lo votasse e lo trasmettesse all'altro ramo del Parlamento.

E questo per accelerarne l'iter. Ma dalla commissione si fa sapere che la comunicazione di Ostellari, avvenuta «a margine delle audizioni del ddl Pillon» come denunciano Valeria Valente (Pd) e Giacomo Caliendo (FI), sarebbe stata solo «un preannuncio» e che la convocazione dell'ufficio di presidenza per inserire il testo all'odg «sarebbe avvenuta nel rispetto di regole e tempi». Dopo l'incidente dei giorni scorsi che ha visto la maggioranza battuta sul voto segreto dell'emendamento che riscrive il peculato, l'esame degli emendamenti va avanti spedito. Un accordo con l'opposizione ha scongiurato la minaccia di altri voti segreti sulle proposte relative alle cause di non punibilità presentate da FI. Ma quando si arriva al voto finale la Lega non commenta, mentre i 5 stelle esultano.


Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Fraccaro parla di «primo passo» verso la «rivoluzione» della «legalità», mentre la relatrice Francesca Businarolo di «risultato storico». Soddisfatto anche il premier Conte che annuncia che sulla lotta alla corruzione «il governo farà ancora di più». Il Guardasigilli Bonafede assicura che non c'è stata alcuna «manovra ordita» dal leghista Giorgetti per fermare il ddl e si dice «orgoglioso» di «un provvedimento così importante». L'opposizione contesta e annuncia battaglia al Senato. Di «commedia che non combatte la corruzione» parla Walter Verini (Pd), mentre Enrico Costa (FI)di «attentato al processo penale».
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Il Mattino