In Arabia torturate e abusate le donne che difendono i diritti umani, appello di Amnesty per liberarle

In Arabia torturate e abusate le donne che difendono i diritti umani, appello di Amnesty per liberarle
L'Arabia Saudita resta uno dei paesi al mondo più oppressivi e retrogradi per le donne. Nonostante le timide aperture (di facciata) fatte dal principe Mohamed Bin...

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L'Arabia Saudita resta uno dei paesi al mondo più oppressivi e retrogradi per le donne. Nonostante le timide aperture (di facciata) fatte dal principe Mohamed Bin Salman  (lo stesso che ha poi autorizzato di fare a pezzi il dissidente Kashoggy) per togliere il divieto alle donne a guidare, il regno degli Al Saud resta una regione in cui i diritti e la parità non sono contemplati. Tanto che Amnesty International ha denunciato che poco prima che venisse tolto il divieto alla guida, l'anno scorso, molte delle difensore dei diritti umani che si erano battute per il diritto alla guida, fra cui Loujain al-Hathloul, Iman al-Nafjan e Aziza al-Yousef sono state arrestate. La notizia esce solo ora a causa della cappa oppressiva del regime. 


«Il prezzo pagato dalle attiviste per questa vittoria è stato molto alto: le autorità saudite hanno scelto di mettere a tacere proprio le voci di quelle donne che si erano coraggiosamente levate a favore dei diritti umani» denuncia Amnesty.

Tre donne – Iman al-Nafjan, Aziza al-Yousef e Ruqayyaa al-Mhareb – sono state rilasciate provvisoriamente il 28 marzo. Ma le altre risultano ancora detenute e non sono escluse nè le torture, nè gli abusi inflitti a queste donne durante la detenzione.

«Secondo le testimonianze, dieci difensori dei diritti umani sono stati torturati e hanno subito abusi sessuali. Sono stati inoltre sottoposti ad altre forme di maltrattamento durante i loro primi tre mesi di detenzione, in un centro di detenzione informale in un luogo sconosciuto» si legge nel report di Amnesty.

Nel novembre 2018 un numero imprecisato di donne era stato ripetutamente torturato con scosse elettriche e fustigazione, con pesanti coseguenze sulla capacità di camminare o di stare in piedi correttamente.

A gennaio di quest’anno, altre orribili segnalazioni hanno rivelato che durante un interrogatorio a una donna è stato detto che i suoi familiari erano morti, una menzogna a cui ha dovuto credere per un intero mese.

«Altre due donne sono state costrette a baciarsi mentre gli inquisitori guardavano».

Il 19 maggio le autorità saudite e la stampa governativa hanno lanciato una campagna diffamatoria per screditare come traditrici cinque attiviste per la difesa dei diritti delle donne, accusate di minacciare la sicurezza dello stato mediante «contatti con entità straniere destinati a compromettere la stabilità e il tessuto sociale della monarchia saudita».

Queste donne difensore dei diritti umani delle donne devono affrontare 20 anni di carcere per la loro campagna contro il divieto di guida in Arabia Saudita.

Gli arresti di due delle attiviste donne più importanti sulla scena saudita – Samar Badawi, sorella del blogger incarcerato Raif Badawi, e Nassima al-Sada – mostrano che la repressione delle donne attiviste è tutt’altro che finita.


Per chiedere il rilascio di queste donne si è avviata una campagna via Twitter per chiedere al principe Salman il loro rilascio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino