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L'Argentina è in default, per la seconda volta in 13 anni. Nessun accordo con gli hedge fund è stato raggiunto. «L'Argentina ha scelto il default.
Il mediatore ha proposto numerose soluzioni creative ma l'Argentina ha rifiutato di considerarle» afferma Elliot Management, l'hedge fund che insieme ad altri fondi ha fatto causa all'Argentina e l'ha vinta.
Buenos Aires però nega il default, che si ha quando non si paga: l'Argentina ha pagato ma i fondi - afferma il ministro dell'Economia, Axel Kicillof - sono stati bloccati. E la «responsbailità» è del giudice Thomas Griesa, che non ha capito la complessità del caso ed è andato al di là della sua giurisdizione. Accantonata per il momento anche la speranza di un accordo fra le banche argentine e gli hedge fund: la proposta degli istituti di credito di acquistare i bond e rimborsare interamente i fondi non è andata a buon fine. Le trattative delle banche si sono svolte in modo parallelo a quelle fra Buenos Aires e i fondi, e si sarebbero interrotte poco dopo con Sebastian Palla, il responsabile dell'investment banking di Banco Macro, in rientro in Argentina senza altri appuntamenti in programma.
Che le trattative non sarebbero state facili fra gli hedge fund e l'Argentina si è capito da subito ma l'arrivo a New York del ministro dell'Economia, Axel Kicillof, ha fatto sperare. Annunciando che non c'era un accordo, Kicillof ha ribadito che non si può parlare di default perchè default vuol dire non pagare. Kicillof attacca le agenzie di rating, definite «non credibili». Standard & Poor's già prima della rottura delle trattative ha tagliato la propria valutazione su Buenos Aires a ''selective default'' da ''CCC-''.
Kicillof rassicura gli argentini: «State calmi, domani è un altro giorno e il mondo continua a girare.
Il Mattino