Assistenti civici, no di M5S. Il compromesso di Conte: niente compiti di polizia

Assistenti civici, no di M5S. Il compromesso di Conte: niente compiti di polizia
Saranno un po' come i nonni e i pensionati che controllano all'uscita dalle scuole i bambini che attraversano la strada. Una figura che non avrà funzioni di...

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Saranno un po' come i nonni e i pensionati che controllano all'uscita dalle scuole i bambini che attraversano la strada. Una figura che non avrà funzioni di polizia, perché non potranno fare multe né minacciarle, tantomeno di controllo. Gli assistenti civici non sono ancora nati e già sono stati ridimensionati nei ruoli e nei compiti. Dopo una giornata di polemica e di nuovi scontri politici, davanti all'ennesima occasione di contrasto tra Pd e 5 stelle, il premier Giuseppe Conte ha indetto una riunione con i ministri Luciana Lamorgese, Francesco Boccia e Nunzia Catalfo.


Un incontro dove sono stati usati toni molto franchi. E sarebbe stato lo stesso presidente del Consiglio a riportare le cose nel loro giusto ordine. La decisione del ministro Boccia di mettere in campo 60 mila assistenti civici non è piaciuta ai suoi alleati, né nel merito né nel metodo.

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I LAVORI
E a conclusione della riunione, Palazzo Chigi ha chiarito: «I ministri direttamente interessati al progetto proseguiranno nelle prossime ore nel mettere a punto i dettagli di questa iniziativa, che mira, per il tramite della Protezione civile, a soddisfare la richiesta di Anci di potersi avvalere, per tutta la durata dell'emergenza sanitaria, di soggetti chiamati ad espletare, gratuitamente, prestazioni di volontariato, con finalità di mera utilità e solidarietà sociale, anche attraverso la rete del Terzo Settore». Poi ha sottolineato: «Questa iniziativa si inserisce nell'alveo di quelle già assunte dalla Protezione civile, che hanno portato a dislocare oltre 2.300 volontari nelle varie strutture ospedaliere, nelle Rsa e nelle carceri. Questi soggetti volontari non saranno incaricati di pubblico servizio e la loro attività non avrà nulla a che vedere con le attività a cui sono tradizionalmente preposte le forze di polizia». Un punto, quest'ultimo, che premeva molto al Viminale, che ha definito l'incontro «costruttivo».

Il vertice non si è concluso con la bocciatura della proposta del ministro per gli Affari regionali, per due ordini di motivi: sulla sorveglianza dei volontari il pressing dell'Anci è fortissimo e, in vista del 3 giugno, la volontà del governo è quella di limitare al minimo le regole in ordine sparso a seconda della città o della Regione. Certo, il premier ha tenuto a chiarire un punto: i dettagli della proposta sono ancora da definire. E - viene considerato ancora da Palazzo Chigi - l'ipotesi di ronde civiche va tolta immediatamente dal tavolo: piuttosto cresce l'eventualità di attingere dal bacino del terzo settore con il servizio civile. Resta, però, il nodo della convivenza tra le riaperture serali e il rischio contagio.

Del resto, non poteva che andare così. Anche perché - è stato chiarito da una fonte di governo - «nessuno era stato informato, neanche il premier Conte». Seppure la stessa proposta era stata fatta da Boccia ai presidenti di Regione il 29 aprile, e non aveva fatto tanto rumore. In quei giorni, però, gli italiani stavano a casa e non si era tornati alla movida. Adesso invece il bando per reclutare 60 mila assistenti civici è diventato il caso di giornata, criticato da maggioranza e opposizione. Nella decisione finale ha pesato il giudizio del Viminale, anche perché - come era stato evidenziato - se i cittadini non seguiranno i consigli delle guardie civiche, queste ultime potranno chiamare le forze dell'ordine. Un aggravio di lavoro ritenuto inconcepibile.

«AIUTI CONCRETI»
Dal canto suo, l'Anci con il presidente Decaro ha continuato a ribadire che «i sindaci sono stati lasciati soli». «Chi pensa alle ronde non conosce le cose bellissime che i volontari hanno fatto in questi mesi - ha ribattuto - Abbiamo bisogno di soluzioni concrete».
Forte contrarietà all'idea di Boccia sono state manifestate durante tutta la giornata di ieri, anche nelle forze di governo. Matteo Renzi di Italia Viva ha parlato di «follia», e dal Pd parole analoghe sono arrivate da Matteo Orfini. «Misura va bloccata, vogliamo vederci chiaro», ha dichiarato il capo politico M5s Vito Crimi. E in serata ha stemperato i toni: «Siamo perplessi, ma troveremo una soluzione». Mentre il sottosegretario Gianluca Castaldi ha detto no agli assistenti e la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha manifestato subito perplessità. Giorgia Meloni dall'opposizione ha denunciato una «deriva autoritaria» del governo. Mentre dal ministero di Boccia, hanno ribattuto: «Nessuna vigilanza, ronda o sentinelle anti spritz». La polemica sugli assistenti civici è andata di pari passo con l'altro tema che ha tenuto banco negli ultimi giorni: le immagini delle zone della movida piene di ragazzi. «Non vorrei - ha chiarito il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini - che per colpa di qualche irresponsabile non ci tocchi chiudere ciò che abbiamo riaperto». E ha lanciato una petizione «per dire no alle ronde» Tobia Zevi, ricercatore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale.


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Il Mattino