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Londra, agosto 2021, stazione di Victoria Station. Olusola Popoola, 60 anni, autista di autobus londinese con esperienza ventennale alle spalle, per ragioni poco chiare manda il suo bus a sbattere contro il retro di un altro pullman parcheggiato di fronte al suo. Il mezzo tamponato travolge e uccide una donna di 32 anni, Melissa Burr, morta schiacciata davanti ad alcuni testimoni scioccati mentre attraversava la strada.
L'analisi forense ha stabilito che, al momento della collisione, Popoola viaggiava a una velocità di circa 12 chilometri orari. E dopo aver tamponato l'autobus che lo precedeva, ha continuato a premere il pedale dell'accelleratore, prima di ricorrere al freno a mano per fermare il suo veicolo.
Il processo
Popoola è finito alla sbarra la scorsa settimana con l'accusa di aver ucciso Burr e di aver causato - nel corso dello stesso incidente - il ferimento a un occhio di Diana Mathuranayagam, l'autista del pullman parcheggiato davanti a lui.
Il conducente si è difeso in aula dicendo ai giurati dell'Old Bailey di aver pensato, al momento dell'impatto, che il suo autobus fosse stato sbalzato in avanti a seguito di un guasto meccanico: «In quell'istante ho pensato che si fosse guastato il freno a mano, quindi sono andato in panico - ha detto davanti alla corte - sapevo di dover premere il pedale del freno ma il mio cervello non si connetteva più alla gamba».
L'uomo si è dunque dichiarato colpevole di aver causato la morte di Burr per "guida imprudente", ma ha rigettato l'accusa di "guida pericolosa" mossa dai legali delle vittime.
La corte dell'Old bailey, dopo oltre 9 ore di deliberazione, non è riuscita a giungere a un verdetto definitivo. L'imputato tornerà quindi in aula, per un secondo processo, che partirà il prossimo 29 agosto.
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