Resta chiuso in un silenzio assoluto Mattia Del Zotto, il 27 enne di Nova Milanese arrestato dai carabinieri di Desio e reo confesso degli omicidi dei nonni paterni e di una zia,...
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FORSE SUGGESTIONATO DA 'COLD CASE' Potrebbe annidarsi nella suggestione provata da bambino in Friuli di fronte a due casi analoghi (rimasti irrisolti) la ragione per cui Mattia Del Zotto abbia scelto di fare ricorso al tallio per avvelenare e uccidere a Nova Milanese i nonni paterni e una zia e per aver avvelenato altri cinque suoi familiari (due zii, i nonni materni e una badante). È una delle ipotesi che gli investigatori stanno cercando di accertare.
La ragione per cui il giovane abbia proprio scelto il solfato di tallio per mettere in pratica in suo folle piano potrebbe essere nascosta nella cascina di Varmo (Udine), dove la famiglia Del Zotto trascorreva da sempre le vacanze. In quella zona nel 1999 e nel 2000 persero la vita due uomini proprio per avvelenamento da tallio. I due casi rimasero irrisolti. Mattia a quell'epoca aveva dieci anni, e potrebbe esserne rimasto suggestionato.
HA CHIESTO LIBRI SU EBRAISMO Ha chiesto agli operatori del carcere di Monza libri legati alla religione ebraica ed è sorvegliato a vista dagli agenti di polizia penitenziaria Mattia Del Zotto, il 27enne di Nova Milanese arrestato venerdì sera con l'accusa del triplice omicidio dei nonni paterni, avvelenati con il tallio, e del tentato omicidio di altre cinque persone, tra cui i nonni materni. Da quanto si è appreso il giovane per ora è in cella da solo, senza tv, controllato 24 ore su 24 ed ha già avuto un colloquio con lo psichiatra interno.
Da quanto si è saputo Del Zotto, arrivato in carcere in piena notte dopo che mercoledì sera i carabinieri lo hanno arrestato su ordine del gip di Monza Federica Centonze, è apparso freddo, non provato emotivamente: come se avesse alzato una 'barrierà per rinchiudersi in un suo mondo. Nel corso del colloquio previsto all'ingresso ha toccato le tematiche religiose e ha chiesto di poter avere libri sull'ebraismo, credo al quale, come lui stesso aveva detto durante un interrogatorio, si è avvicinato da circa tre anni.
Viste la particolarità del caso e l'età del pluriomicida reo confesso, la direttrice della casa circondariale, Maria Pitaniello, ha concordato con il Procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti, titolare dell'inchiesta, di sottoporre il 27enne non solo a un regime di sorveglianza «intensivo» ma anche a un monitoraggio continuo da parte degli psichiatri e psicologi interni per una valutazione sul suo stato di salute mentale.
Il Mattino