Il Parlamento «si decida presto e con un provvedimento chiaro» sulla questione dei magistrati che entrano in politica e che, dopo, tornano all'attività...
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Il tema è finito al centro, la settimana scorsa, delle polemiche sollevate dal 'caso Minzolinì. Il quotidiano giudica «singolare» e «gravissima» la motivazione «addotta da quasi tutti 19 senatori del Pd che hanno votato contro la decadenza» dell'ex direttore del Tg1, che in appello la condanna sia stata comminata anche da un ex esponente del centrosinistra, Giannicola Sinisi. Il problema, sottolinea il giornale della Cei, è invece quello della «mancanza di una seria legge (cui gli stessi politici dovrebbero provvedere) sui conflitti d'interesse in genere e, in particolare, sulle compatibilità fra attività giudiziaria e impegno politico». Sul punto, inoltre, Avvenire auspica che Michele Emiliano, che è magistrato in aspettativa e candidato a segretario del Pd, dia l'esempio: «Se vuol presentarsi come un nuovo leader» deve «lasciare subito la magistratura e farsi parte attiva, co-promotore della nuova legge su giudici e politica».
Infine, secondo Avvenire, «stona lo spettacolo di un Senato che vota contro l'applicazione di una legge dello Stato» ed è «non meno sgradevole» una eventuale revisione della legge Severino che, invece, «sancisce un principio giusto: chi governa dev'essere ancora più trasparente di chi è governato». «Non si butti via il bambino con l'acqua sporca», chiude il quotidiano dei vescovi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino