Mariupol, Natalia sopravvissuta nell'acciaieria di Azovstal: «Ho vissuto due mesi al buio con un cestino come bagno. Pensavo sarei morta»

Mariupol, Natalia sopravvissuta nell'acciaieria di Azovstal: «Ho vissuto due mesi al buio con un cestino come bagno. Pensavo sarei morta»
«Non ci posso credere. Due mesi di buio». Natalia Usmanova sorride e si porta le mani sul volto. Lei è tra i circa 100 civili che ieri sono stati evacuati...

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«Non ci posso credere. Due mesi di buio». Natalia Usmanova sorride e si porta le mani sul volto. Lei è tra i circa 100 civili che ieri sono stati evacuati dall'acciaieria Azovstal di Mariupol e la sua testimonianza viene raccontata in un video della Bbc. «Non abbiamo più visto la luce del sole, avevamo paura», prosegue la donna, che ha parlato ai reporter nel villaggio di Benzimenne, nell'Ucraina orientale sotto il controllo russo. «Quando siamo saliti sul bus (per l'evacuazione) ho detto a mio marito: non dovremo più andare al bagno con una torcia elettrica?», racconta Natalia emozionata e incredula: «E non dover usare un sacchetto o un cestino come bagno e una torcia».

«Siamo andati lì (alla Azovstal) per una nostra libera scelta, come i lavoratori della fabbrica, per salvarci», spiega ancora la donna, capelli raccolti, piumino giallo e due grandi borse nelle mani, mentre nel video scorrono le immagini dell'evacuazione del ministero della Difesa russo. «Quando abbiamo capito che stavano arrivando sempre più vicino a noi e siamo diventati sempre più spaventati, abbiamo cercato di andarcene. Sapevamo dei corridoi umanitari e delle evacuazioni. Ma non ci siamo riusciti», prosegue la donna. «E quando sono iniziati i bombardamenti ho pensato che il mio cuore si sarebbe fermato e non sarei sopravvissuta. I bombardamenti erano così forti e iniziavano a colpire vicino a noi», ricorda. «All'uscita del rifugio antiaereo, in cima ad una scala non si riusciva a respirare perché non c'era abbastanza ossigeno. Avevo paura anche di uscire e respirare un pò di aria fresca. Avevo paura anche a tirare fuori il naso», conclude. 

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Il Mattino