Roma, spunta il tesoretto della mafia: 3 milioni in contanti, orologi e gioielli

Non è sfuggito ai carabinieri nemmeno il "tesoretto" che la mala in affari a Roma nascondeva in locali e appartamenti nella sua disponibilità: la scorsa...

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Non è sfuggito ai carabinieri nemmeno il "tesoretto" che la mala in affari a Roma nascondeva in locali e appartamenti nella sua disponibilità: la scorsa notte, dopo i 23 arresti e i beni per 280 milioni di euro sequestrati a gruppi criminali di Monterotondo legati agli scissionisti della Camorra messi a segno venerdì, sono spuntati fuori la bellezza di 1.650.000 euro in contanti – denaro completamente estraneo alla contabilità ordinaria degli esercizi commerciali riconducibili alle bande criminali – e intere collezioni di gioielli e di  orologi di altissimo pregio, per un valore complessivo stimato di 1.400.000 euro.


Nel corso delle perquisizioni scattate nell’ambito dell’operazione “Babylonia” - che ha portato a disarticolare le due associazioni per delinquere finalizzate all’estorsione, l’usura, il riciclaggio, l’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e il fraudolento trasferimento di beni o valori – ed estese a tutti gli edifici nella disponibilità degli arrestati, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno individuato, dunque, i nascondigli nei quali erano state occultate  inaspettate parti dell’ingentissimo tesoro accumulato dai capi dei gruppi criminali colpiti dalle indagini.
I militari di Via in Selci hanno infatti eseguito, nella notte tra venerdì e sabato,  un ulteriore ingentissimo sequestro penale di denaro e beni per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro, somma che non rientra tra quelle individuate e sequestrate in virtu’ dei provvedimenti di prevenzione eseguiti nella giornata di venerdì con la Guardia di Finanza.

I carabinieri di sono concentrati nelle attività di ricerca del malloppo, impedendo che gregari dell’organizzazione provvedessero a vanificarne l’individuazione e il sequestro;  hanno  meticolosamente passato al setaccio tutti gli angoli più nascosti dei noti locali interessati dall’operazione fino a scovare il tesoro.


La prova del potere finanziario dei capi, promotori e organizzatori delle associazioni criminali, passava anche attraverso la sfacciata ostentazione dei  grandi status symbol ai quali non sapevano resistere, nella più classica dinamica della loro irrefrenabile sfrontatezza.   Leggi l'articolo completo su
Il Mattino