OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Quando a Baltimora è l’una della notte tra lunedì e martedì il portacontainer Dali, gigante di quasi 300 metri battente bandiera di Singapore costruito nel 2015 in Virginia, lascia il porto. A bordo ci sono venti membri dell’equipaggio, indiani, ma anche due piloti locali, come vuole il regolamento, che si occupano dell’uscita dal porto. Sulla nave, mentre si avvicina al ponte Francis Scott Key, si spengono le luci, c’è una perdita di potenza, sembra partire il generatore di emergenza, ma poi torna subito il buio. La Dali non è più governabile, l’equipaggio lancia immediatamente il mayday, salvando molte vite: viene subito bloccato il traffico («ho bisogno che uno di voi sul lato sud, uno di voi sul lato nord, blocchi il traffico sul Key Bridge, c’è una nave in avvicinamento che ha appena perso il timone» si sente nelle comunicazioni via radio).
Si tratta di una coincidenza fatale: se il black out sulla nave fosse avvenuto in qualsiasi altro momento della navigazione, non sarebbe successo nulla. Invece, la Dali, fuori controllo, va a colpire uno dei piloni del ponte in acciaio inaugurato nel 1977, considerato un gioiello della tecnologia. Otto operai sono sul ponte, alto 58 metri, stanno riparando le buche nell’asfalto, non hanno il tempo di fuggire.
Due vengono recuperati vivi dal fiume Patapsco, attraversato dal ponte che è lungo 2,6 chilometri.
Non solo (e qui il pensiero va subito alla perdita di potenza all’origine della collisione con il pilone del ponte di Baltimora): secondo il New York Times il 26 giugno del 2023 una ispezione avvenuta nel porto di San Antonio, in Cile, rilevò «che la nave aveva un difetto relativo a “macchine di propulsione e ausiliarie”. L’ispezione ha precisato che la carenza riguardava indicatori e termometri».
Ma perché un ponte così importante si è frantumato così facilmente? I ponti più moderni hanno pilastri centrali indipendenti dal resto della struttura, ma il Francis Scott, che pure non è così vecchio visto che è stato inaugurato meno di cinquant’anni fa, ha tutti gli elementi interconnessi. Inoltre, il pilone aveva protezioni insufficienti. Per il porto di Baltimora, che ieri ha dovuto sospendere l’attività, ora c’è un problema serio, perché andrà rimosso lo scheletro d’acciaio. Si tratta per gli Stati Uniti di uno dei porti più importanti per il trasporto di automobili. Dal Mar Rosso all’incidente di Baltimora: non è un buon periodo per i cargo.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino