Una piccola aula con una finestrella in alto, giusto perché entri un po' di luce. Uno spazio di due metri per due con una scrivania disordinata, un materasso giallo buttato...
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«Arrivo a scuola di mio figlio senza preavviso - scrive Alessio Simone su Facebook - e trovo davanti ai miei occhi questo lager: aula di sostegno scuola elementare Casalpalocco». Poi allega una foto. E questa immagine vale più di qualsiasi parola. Uno sgabuzzino, perchè non si può nemmeno chiamare classe, dove è tutto messo alla rinfusa, giacche, borse, fogli: dovrebbe essere l'aula di sostegno per bimbi come Alessio che necessitano di un'assistenza ulteriore. E invece quella classe gli ricorda ancora di più - come se servisse - la sua diversità.
Per questo Alessio, che come molti genitori vive la condizione di padre di un bambino che ogni giorno lotta contro mille avversità, si appella al popolo di Facebook, «perché cose del genere non accadano più». «Aiutatemi ad urlare il nome di Alessio affinché lui abbia una stanza decorosa, pulita ed accogliente - scrive ancora questo papà disperato - e a far in modo che non perda la sua dignità di bambino». La sua foto - non era difficile immaginarlo - è già stata condivisa da 810 di persone. Ma ancora di più si è creata una vera e propria gara di solidarietà tra altre scuole pronte ad accogliere Alessio. Perché gli ostacoli - a volte - si possono superare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino