Bassolino: «De Mita, alleato o rivale nei tanti comizi ma con rispetto»

Bassolino: «De Mita, alleato o rivale nei tanti comizi ma con rispetto»
«Un leader vero, autentico, animato da forte passione politica. Un politico dalla testa ai piedi. E anche un uomo legatissimo alla sua terra. Mi sembra perfino un fatto...

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«Un leader vero, autentico, animato da forte passione politica. Un politico dalla testa ai piedi. E anche un uomo legatissimo alla sua terra. Mi sembra perfino un fatto significativo e simbolico che lui sia morto da sindaco in carica del suo paese. Sindaco di Nusco». Antonio Bassolino sceglie con cura le parole per ricordare Ciriaco De Mita, nel giorno della sua scomparsa.


Qual è il suo primo ricordo personale di De Mita?
«Dobbiamo andare molto indietro nel tempo. Il mio primo ricordo risale al 1970. Io ero un giovanissimo dirigente del Pci e fui mandato da Giorgio Amendola in Irpinia per farmi le ossa. Amendola mi disse che stavo troppo fuori alle fabbriche, ero troppo operaista, e che mi avrebbe fatto bene fare una esperienza in mezzo ai contadini. Andai ad Avellino e De Mita era già un dirigente autorevole e nazionale della Dc. In quegli anni ci si incontrava, ci si scontrava, si duellava politicamente di palco in palco, di comizio in comizio, in tanti piccoli comuni. Per me è stata una esperienza davvero molto formativa».
Che tipo di rapporto ha avuto in quegli anni con De Mita?
«Noi ci siamo sempre scontrati e incontrati. Forse il termine più giusto è confrontati. Sia quando ci scontravamo, sia da alleati, ci siamo sempre confrontati. Sempre con grande rispetto e con reciproca stima e simpatia, mi sento di usare questi termini».
E l'ultimo ricordo?
«È di pochi mesi fa. A Napoli, nel teatro San Carlo, era presente il presidente Mattarella, le ultime settimane del suo primo settennato. Ci siamo incrociati in un corridoio. Ero con mia moglie Annamaria, lui era con la figlia Antonia. Ci siamo messi a parlare. Poi dato che era un intervallo, mi ha messo la mano sotto un braccio e mi ha detto: andiamo assieme a salutare Mattarella. Ed è questo l'ultimo, bellissimo ricordo».
Il primo ricordo nel 1970, l'ultimo nel 2022. In mezzo ci sono stati oltre cinquant'anni di storia italiana e campana che vi hanno visti protagonisti.
«Lunghe vicende politiche, fatte di momenti diversi, molto complessi ma con un rapporto personale che si è sempre mantenuto intatto nel tempo. Anche nei momenti di attrito, un confronto sempre rispettoso. Fatto di reciproca attenzione. Questa è la caratteristica che si è mantenuta sempre. De Mita, poi, aveva un rapporto molto intenso con il Pci. A lui piaceva la politica, gli piaceva parlare di politica, dai grandi fatti internazionali alle vicende locali. E aveva un dialogo costante con Berlinguer, sul piano politico, con Ingrao, sul versante istituzionale, con Amendola sulle questioni sociali. Lui aveva un'attenzione per la dialettica interna al Pci: quando io dico che gli piaceva la politica, intendo anche questo».
Poi vi siete ritrovati alleati in Regione Campania.
«Lui ha seguito prima con attenzione i miei anni da sindaco di Napoli. Poi in Regione siamo stati alleati: in diversi momenti con rapporti molto positivi, e in altri momenti anche con fasi di frizione. Sempre con questo rispetto reciproco. Reciproca simpatia umana».
A un certo punto vi siete ritrovati addirittura nello stesso partito, il Pd.

«Siamo stati assieme nella direzione del Partito democratico. Un mio ricordo è proprio quando, in prossimità delle politiche del 2008, si parlava di una indisponibilità del partito a ricandidare De Mita. Me lo ricordo seduto in prima fila, appartato, per conto suo. Rimasi colpito, mi avvicinai, gli dissi: Ciriaco, scendiamo a prendere un caffè, tanto qui è presto. Lui mi rispose: grazie ma dopo, tra un po'. Faccio il mio intervento e poi andiamo. Capii che era un momento difficile e che stava per succedere qualcosa».
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Il Mattino