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Quello che fino a oggi era il cuore del sistema vaticano, autentico simbolo di potere - la Segreteria di Stato è stato spogliato della storica autonomia finanziaria e del compito di gestire direttamente i famosi fondi riservati del Papa, compreso l'Obolo di San Pietro. Non avrà più il portafoglio. «Non dovendo più amministrare o gestire patrimoni sarà necessario che ridefinisca il proprio Ufficio Amministrativo, oppure valuti la necessità della sua esistenza».
Si tratta di una mossa decisa dopo mesi e mesi di scontri e di inchieste partite dalla iniziale segnalazione del direttore dello Ior, Gianfranco Mammì, fedelissimo di Papa Francesco. L'anno scorso si era mosso con tutto il suo peso per denunciare alla magistratura vaticana l'acquisto del famoso palazzo di Londra sul quale nel corso degli anni - si sarebbero consumate perdite quantificabili tra i 66 e i 150 milioni di sterline, secondo stime fornite da monsignor Nunzio Galantino, presidente dell'Apsa, la cassaforte finanziaria che, nella nuova versione, spetterà gestire l'intero tesoretto oltre che metterlo a bilancio e renderlo di conseguenza interamente trasparente. Soldi che il cardinale Pell, ex ministro dell'economia, aveva definito «fondi neri» perché effettivamente fuori da ogni controllo esterno, se non quello del pontefice. In tutto diverse centinaia di milioni di euro.
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Le novità non sono di poco conto.
Francesco ha, inoltre, dato ordine di uscire dall'investimento di Sloan Avenue sul quale si sono consumati scontri interni, licenziamenti, opacità nei passaggi e un approccio spericolato alle risorse, benché molte decisioni chiave sono state autorizzate dal Papa in persona.
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«La Segreteria di Stato trasferisca all'Apsa la gestione e l'amministrazione di tutti i fondi e del patrimonio immobiliare, i quali manterranno la propria finalità attuale. Una particolare attenzione meritano gli investimenti operati a Londra e il fondo Centurion, dai quali occorre uscire al più presto o, almeno, disporne in maniera tale da eliminare tutti i rischi reputazionali». Quando si parla di rischi reputazionali Francesco non poteva di certo ignorare gli scandali che in questi mesi hanno profondamente scioccato i cattolici di tutto il mondo per il modo in cui sono stati gestiti i soldi, compresa la parentesi, tutta da chiarire, dalla manager Cecilia Marogna che ha usato denaro (probabilmente destinato a pagare riscatti per i missionari rapiti) per comprarsi beni voluttuari.
«A questo punto del cammino intrapreso, è di somma importanza che si definisca in maniera chiara quale sia la missione di ciascun ente in ambito economico e finanziario e la corrispondente maniera di attuare l'amministrazione e il controllo, al fine di evitare sovrapposizioni» è stato messo nero su bianco.
Due giorni fa il Papa ha presieduto una riunione per il passaggio delle consegne. Allo stesso tavolo erano seduti Parolin, il Sostituto Pena Parra, Vergez, Segretario del Governatorato, Galantino e il gesuita Guerrero Alves, Prefetto dell'Economia. E' stata anche costituita la Commissione di passaggio e controllo che entra in funzione con effetto immediato.
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