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Tra i parlamentari con il fiato sospeso per le condizioni di salute di Silvio Berlusconi, una parola aleggia come uno spettro: successione. Che succederebbe a Forza Italia, si chiedono a mezza voce in molti nel partito azzurro, se il leader attualmente ricoverato in terapia intensiva al San Raffaele di Milano fosse costretto a una lunga assenza? La "creatura" di Berlusconi andrebbe avanti senza di lui? O non potrebbe sopravvivere, senza il suo fondatore?
Ufficialmente, dentro FI, nessuno vuole davvero prendere in considerazione quest'ipotesi. Anzi, prevale la stizza e l'indignazione contro chi (come Carlo Calenda ieri, durante una trasmissione televisiva) avanza ragionamenti sul tema. «Non sa parlare né tacere - tuona Maurizio Gasparri - Siamo certi che Silvio Berlusconi darà ancora a lungo un contributo alla politica Italiana». E Paolo Barelli: «Il futuro di Forza Italia appartiene al presidente Berlusconi e a noi. Il nostro partito è Silvio Berlusconi, Calenda chieda scusa» (il leader del Terzo polo ha poi voluto chiarire le proprie parole a scanso di equivoci: «Ho detto solamente che a Berlusconi auguro di tornare a casa il prima possibile. E' stato un leone: ho usato le stesse parole che ha usato suo figlio e tuttavia sono stato attaccato»).
Il ruolo di Antonio Tajani
Eppure il tema esiste: FI conta 44 eletti alla Camera, 18 al Senato. È il terzo partito della maggioranza, del cui sostegno il governo non può fare a meno. Ciò che succede tra i forzisti, insomma, non interessa solo Arcore, anzi: è tenuto d'occhio in modo vigile anche a Palazzo Chigi. Ecco perché, in molti, dentro il partito, guardano ad Antonio Tajani come al naturale "traghettatore", in caso di impossibilità di Berlusconi.
I "falchi" di Ronzulli
A quest'ultima linea si ispirano invece gli uomini più vicini alla capogruppo al Senato, Licia Ronzulli, tra cui il già citato Cattaneo e il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Nessuno di loro mette in dubbio il sostegno al governo, ma gli accenti sono diversi, più incalzanti: l'obiettivo è tenere ben distinta l'identità di FI da quella dei partner di FdI e Lega. Una corrente, quella dei "falchi", che è uscita ridimensionata dai riequilibri interni ai forzisti di qualche settimana fa, ma che comunque pesa, nel tra gli azzurri. E se finora Berlusconi è sempre riuscito a far convivere le varie anime sotto la sua egida, perché alla fine era il Cav a dettare la linea, ad altri esponenti la stessa operazione potrebbe risultare più ardua.
Berlusconi, l’eredità politica a Fascina e la guida del partito a Tajani: le due mosse per il futuro
Infine un peso non irrilevante è quello della compagna di Berlusconi, Marta Fascina. Entrata nel gruppo da semplice deputata nel 2018, oggi è a lei (oltre che a Tajani) che fanno riferimento molti degli esponenti forzisti di primo piano. Da Tullio Ferrante, sottosegretario ai Trasporti e Infrastrutture, al giovane Stefano Benigni (nuovo tesoriere), fino al nuovo coordinatore della Lombardia Alessandro Sorte (che succede proprio a Ronzulli). Quanto peseranno, i "fasciniani", in un ipotetico dopo-Berlusconi?
La convention
In attesa che il fondatore torni in campo, i forzisti guardano alla convention azzurra prevista per maggio a Milano, che è stata confermata. Nella stessa occasione potrebbe partire il tesseramento. E c'è chi avanza la possibilità di un congresso. Pur sapendo che finora è stato sempre Berlusconi ad assicurare in prima persona la sopravvivenza economica del partito (con fidejussioni per circa 90 milioni di euro). La famiglia del Cavaliere sarà disposta a garantire lo stesso impegno, in futuro? La domanda gira, tra i conciliaboli forzisti. Ma nessuno, per il momento, ha voglia di pronunciarla a voce troppo alta.
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Il Mattino