Berlusconi a Monza e Meloni a Roma, le scelte tattiche dei big per le liste del centrodestra

Trattativa sui seggi, ai centristi garantiti 15 posti. Sfida Cav-Renzi in Lombardia

Berlusconi a Monza e Meloni a Roma, le scelte tattiche dei big per le liste del centrodestra
Il programma prevede Silvio Berlusconi candidato a Monza, Matteo Salvini a Milano e Giorgia Meloni a Roma. Poi cala il silenzio più assoluto: gli stati maggiori dei partiti...

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Il programma prevede Silvio Berlusconi candidato a Monza, Matteo Salvini a Milano e Giorgia Meloni a Roma. Poi cala il silenzio più assoluto: gli stati maggiori dei partiti sono al lavoro per definire il puzzle candidature. Il centrodestra non sembra avere fretta di chiudere: la riunione finale per le liste, al momento, è fissata per giovedì. E per ora tutti tacciono: chi per scaramanzia, chi per esperienza nessuno si espone anche perché, argomentano i vari colonnelli dei partiti, in questo momento il centrodestra lascia volentieri la ribalta mediatica ai Dem: fra il caos con Calenda e il caos liste del Pd con le accuse e i veleni interni favoriscono Meloni, Salvini e Berlusconi. 

 

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I CENTRISTI
Insomma, la battuta che circola è “lasciamogli i giornali che ci stanno facendo campagna elettorale loro”. Al netto però delle battute sul caos a sinistra, il centrodestra non ha ancora chiuso tutto. E non ci sono solamente i collegi tornati in discussione, ma anche alcuni che non erano ancora stati definiti, come quelli per i rassemblement centristi: mercoledì il quadro della divisione per partiti dovrebbe essere chiuso e per giovedì si dovrebbe arrivare alla definizione dei nominativi delle liste da presentare al Viminale. Le novità dell’ultima settimana - la rottura Pd/Calenda, l’accordo Pd/massimalisti, l’accordo Calenda/Renzi e le liste Dem - incidono anche sul centrodestra. Ad esempio, a Roma, dove due collegi uninominali, Camera 1 e Senato 2, “ritagliati” quasi sul Pd e che fino a due settimane fa erano considerati collegi difficili, con l’avventura in solitaria di Calenda e le scelte dei candidati Pd potrebbero tornare contendibili.


UN CATTOLICO
Quindi, su entrambi - inizialmente i candidati avrebbero dovuto essere espressione di Forza Italia - si sta riflettendo se candidare un nome di grande peso per provare a strapparli al centrosinistra. Nel caso, alla Camera verrebbe scelto un esponente vicino al mondo cattolico visto che il candidato Dem, Paolo Ciani, è “vicino” alla Comunità di Sant’Egidio.  Dalla Meloni sanno che, pur conteggiando il taglio dei parlamentari, la crescita del partito porterà alla riconferma di tutti gli uscenti e più o meno a triplicare gli eletti che passeranno da 32 deputati e 18 senatori a circa un centinaio alla Camera e una cinquantina al Senato. A differenza di tutti gli altri partiti - compreso il Pd che è comunque dato in crescita - che devono fare i tagli per compensare la diminuzione dei parlamentari (da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori), in Fratelli d’Italia c’è il problema contrario: non tanto riempire le liste quanto portare in Parlamento una classe dirigente all’altezza. Quindi, mandare i big a correre negli uninominali “pericolanti”, se vincenti, avrà un doppio effetto: aver strappato un collegio prezioso al centrosinistra e, secondo, liberare un posto nei listini proporzionali. Dall’entourage di FdI quindi confermano che la prima a muoversi così - uninominale più i proporzionali per trascinare il voto - sarà Giorgia Meloni. Stessa cosa per Fabio Rampelli, vicepresidente uscente della Camera, per il quale sarebbe stato individuato il terzo collegio uninominale del Lazio, corrispondente ai Municipi V e VI.

 

 

I COLLEGI
Per il Senato, appare definita la candidatura negli uninominali Lazio 1 di Claudio Durigon per la Lega e Lazio 6 per Claudio Fazzone (Forza Italia). Poi ci sono i posti per i centristi - “Noi con l’Italia” di Maurizio Lupi, “Italia al Centro” di Giovanni Toti e Gaetano Quagliariello, “Coraggio Italia” di Luigi Brugnaro, e l’UdC di Lorenzo Cesa - che si presenteranno sotto il simbolo “noi moderati”. Per loro i posti sono 15: 4 ciascuno a Lupi e Toti, due a Brugnaro, 2 all’UdC. In aggiunta, altri tre seggi: uno a Gianfranco Rotondi, uno a Vittorio Sgarbi e uno a Michela Vittoria Brambilla.  In Lombardia si candida Silvio Berlusconi, come si diceva, probabilmente nel collegio che comprende il Comune di Monza, dove il Cavaliere potrà sfruttare i vantaggi dei suoi ultimi successi calcistici. Ieri sera Matteo Renzi annunciava che avrebbe sfidato il Cavaliere, ma non è ancora chiaro se i due ex premier si ritroveranno davvero nello stesso collegio. 


I SICILIANI
Fra gli altri nomi che girano c’è tutto il capitolo legato alla Sicilia dove il governatore uscente, Nello Musumeci, dopo un braccio di ferro durato settimane sulla propria ricandidatura alla guida dell’Isola, dovrebbe essere candidato al Senato come capolista al proporzionale. Insieme a lui anche il centrista Saverio Romano. Per Forza Italia i nomi da candidare sono sicuramente Stefania Prestigiacomo e Gianfranco Miccichè. Nella Lega c’è il segretario regionale, Nino Minardo e la senatrice Valeria Sudano. Per Fratelli d’Italia, a parte Musumeci, in corsa ci sono Carolina Varchi e Ella Bucalo. 



 

 

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