I bambini colpiti da asma nei primi anni di vita, se non trattati, hanno un rischio superiore del 51% di diventare obesi nell'adolescenza. Il legame fra la malattia...
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«Un tempo - ha aggiunto - con una diagnosi di questo tipo si sconsigliava l'attività sportiva nei bambini per evitare l'asma da sforzo. Ora, invece, la appoggiamo caldamente perché un regolare esercizio fisico protegge dal peggioramento della malattia. La sedentarietà incide negativamente favorendo sovrappeso e obesità negli anni successivi. Invece il movimento aiuta anche la terapia perché potenzia la muscolatura e facilita la respirazione». «Non solo. La mancanza di attività fisica e il consumo di merendine e cibo non adeguato, come spesso accade nei bambini che rimangono a casa, - ha spiegato - sono controproducenti. Meglio invitare i genitori a stimolare i figli a fare attività all'aria aperta che non solo impedisce l' accumulo di peso ma aiuta anche a produrre vitamina D, che è di per sé un fattore protettivo sull'asma» ha concluso il professor Piacentini. Di asma si parlerà al convegno «La Medicina di Transizione in Pneumologia: La gestione dello stesso paziente in età diverse della vita» in programma domani e l'11 febbraio a Napoli. Nell'ambito della collaborazione di Simri con Aipo (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri), le due società hanno organizzato questo meeting per affrontare alcune tematiche di interesse comune, come l'asma bronchiale, allo scopo di favorire una maggiore collaborazione culturale, la ricerca e l'interscambio operativo su patologie che riguardano lo stesso organo ma in diverse età della vita. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino